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facendo la comare.....

Post n°47 pubblicato il 18 Ottobre 2009 da max_6_66
 
Tag: Gabry
Foto di max_6_66

Ho un rapporto di amore odio con il sabato. Il giorno delle faccende domestiche, il lavoro più difficile e faticoso al mondo. Di amore perché siccome mi piace prendermi cura della mia casa,  diventa un giorno che dedico alle mie cose, quindi a me. L’organizzazione è perfetta e pianificata: sveglia poco prima delle nove, caffè veloce, pulizia del piano superiore, ovvero studio (veloce veloce), bagno e camera. Della pulizia della camera fa parte anche la demolizione del cumulo di vestiti formatosi durante la settimana sulla sedia, con conseguente raccolta di tutti i panni sporchi. Arrivano le undici, l’ora di andare a fare la lavatrice. Appena mi sono trasferito ne avevo una nello stanzino oltre il cortile, ereditata da mia madre che ne aveva comprata una nuova. Dopo un annetto di onesto servizio un sabato mattina di Marzo ci ha lasciato per un mondo migliore, costringendomi a correre a casa dei miei per il bucato. E da quel giorno, tutti i sabati mattina, avviene lo stesso pellegrinaggio dei vestiti sporchi della settimana verso la purificazione. Partono radioattivi e ritornano profumati di nonna. Dico così perché ho un bellissimo ricordo del profumo delle mie nonne, posizionato a metà tra i fiori di campo e il sapone di Marsiglia.

Non si tratta di approfittare della mamma per farsi fare il bucato, io approfitto solo del mezzo (la lavatrice) e della compagnia. Si, la compagnia: è questo il motivo per cui da quel sabato mattina di Marzo non rinuncio alla mia ora settimanale da comare.

La casa dei miei genitori è praticamente attaccata a quella dei vicini. Sono state costruite insieme immediatamente dopo la fine della guerra, da mio nonno e il suo miglior amico, usando il primo muro portante costruito come parete divisoria tra le due abitazioni. Le case sono identiche: giardinetto sul davanti, passo laterale, cortile posteriore, stanzino lavanderia e porticato. I due cortili posteriori sono ora separati da un muro in pietra e una rete metallica, ma quando ero piccolo c’era ancora il muretto costruito da mio nonno e dal suo amico, basso e malmesso (il muretto, non il suo amico). Abbiamo sempre vissuto più come una unica famiglia che come vicini di casa. Spesso ho saltato quel muretto per andare a pranzo o a cena dall’altra parte, per andare a riprendere il pallone, per giocare con un cane o un gatto. Lungo quel muretto sono trascorse vite, parole, risate e qualche momento un po’ triste. Infatti l’amico di mio nonno scomparve molto giovane, idem qualche anno dopo il genero e purtroppo qualche anno fa il marito della terza generazione. Le vicine di casa dei miei genitori sono quattro donne: tre vedove e una bimba, bisnonna, nonna, madre, bimba di cinque anni, che si chiama Serena, mia grandissima amica e della quale ho già parlato. Avevano anche una coppia di gatti, un maschio e una femmina. Sembra inutile specificare quale dei due è purtroppo stato investito da un’auto nella strada antistante.

Il bello del mio sabato mattina consiste comunque nel preparare e avviare la lavatrice e poi andare in cortile, davanti alla rete, a chiacchierare con le vicine. Le prime volte lo facevo solo se c’era anche mia madre. Oramai, forse perché sono stato promosso al grado di comare parificata, lo faccio anche se lei non c’è. I gradi me li sono guadagnati sul campo. Prima di tutto perché capisco al contrario di mio padre e mio fratello, la fondamentale importanza delle discussioni di economia domestica che vi si svolgono, in seconda battuta perché mi è stato riconosciuto che, per essere un uomo, me ne intendo tutto sommato abbastanza. La discussione spazia dalla microeconomia (il sistema chiuso della famiglia e di come far bastare i soldi che ci sono), alla macroeconomia (la filiera dei prodotti alimentari e come per le logiche del mondo globalizzato i contadini non riescono a campare nonostante i prezzi esorbitanti delle verdure al supermercato). La discussione di sabato scorso verteva su un grande classico: pulizie domestiche e prodotti utili per lo scopo: i detersivi di marche sconosciute e che costano la metà sono altrettanto efficaci….? Le varie tesi erano interessanti, soprattutto la leggenda metropolitana che sostiene l’esistenza di una unica fabbrica di detersivi che produce per tutte le marche del mondo, etichettando diversamente lo stesso prodotto, dove quindi la differenza di prezzo è giustificata solo dalla necessità di recuperare soldi spesi in pubblicità. Eravamo arrivati alle prove organolettiche, ovvero annusare un prodotto di marca e il suo corrispondente di sottomarca, cercando di riconoscerne la stessa paternità. Sono riuscito a cambiare argomento alla cosa prima che l’accesa discussione non trascinasse qualcuno a proporre una prova di assaggio.

L’argomento poi sono diventato io. Stesse cose. Perché non mi sposo, non mi sistemo, eccetera eccetera, per poi comunque cadere sulla dimostrazione pratica che anche un uomo casalingo e organizzato come me avrebbe bisogno, oltre che di una amorevole compagna e di (almeno) un paio di eredi, di una persona  con cui condividere queste incombenze. La cosa era suffragata dal fatto che, pur cavandomela, ogni tanto ho combinato delle sciocchezze che una donna non farebbe mai. Una volta ho pulito prima il piano di sotto (cucina, ingresso & sala) e poi le scale. Cosa evidentemente sciocca perché ho riportato lo sporco delle scale dove avevo già pulito. Sono due anni che me lo ripetono prendendomi in giro, dicendo che sono quello che prima pulisce per terra e poi spolvera i mobili, facendo ricadere la polvere dove ho già pulito. Dopo questi due anni, avendo dato prova di aver capito la lezione, mi hanno comunque promosso a comare parificata e mi permettono di discutere alla pari il sabato mattina davanti al muretto e alla rete. Da parte mia, ho imparato che per pulire si parte sempre dall’alto, o comunque quando parlo con loro devo assolutamente essere certo che ogni concetto espresso da parte mia non sia in antitesi con questo postulato.

E comunque, mentre la lavatrice va, la tarda mattinata del sabato trascorre serena. Sempre don discussioni interessanti. La parte gossip e pettegolezzi infatti, che a me interessa meno, viene sempre svolta in prima mattinata, ovvero prima del mio arrivo.

Lunedì, riunione di lavoro a Milano, con tutte le alte sfere del Marketing, della Direzione Commerciale e dell’ufficio del Personale, argomento la crisi economica. Mi ero alzato alle cinque di mattina, avevo fatto trecentocinquanta chilometri in macchina e mi trovavo nel pericolosissimo abbiocco del post pranzo con panini. La mattinata era trascorsa con gli interventi dei Direttori, quattro ore dove quattro persone avevano detto per quattro volte la stessa cosa, ovvero che per rispondere alle mutate condizioni e regole economiche erano necessarie rispondere con modalità di lavoro nuove e diverse. Siamo entrati nello specifico del Marketing e delle Vendite (che mi riguarda in prima persona) e ci apprestavamo ad ascoltare per la quinta volta la stessa cosa, ovvero che le persone sul campo dovevano imparare a lavorare in un modo diverso, adeguato alle sfide e alle difficoltà che la crisi attuale impone, resettando il nostro modo di pensare e di vendere e ripulendosi di tutte le modalità proprie del passato perché oramai inefficaci. Quando, in conseguenza a questo bel discorso, il Direttore del Personale ha lanciato un piano di formazione per tutte le filiali d’Italia, stavo in realtà pensando che una volta tornato a casa non avrei fatto in tempo a passare dalla lavanderia a riprendere alcune giacche, perché la riunione andava per le lunghe. A quel punto il Direttore Generale mi ha guardato e ha chiesto un mio parere al riguardo.

E’ un errore - ho detto – Il lavoro di formazione deve iniziare da noi e da tutti i Manager, per essere solo successivamente diffuso verso il basso della scala gerarchica. Il cambiamento e la pulizia iniziano sempre dall’alto. Non posso passare lo straccio per terra e poi spolverare i mobili, la polvere ricadrebbe per terra e sarei allo stesso punto di prima, con l’unico risultato di aver sprecato energie e tempo – attimi di silenzio. Il Direttore Generale annuisce e dice che la pensa nello stesso modo. E’ evidente che bisogna fare così.

Non vedo l’ora di raccontarlo sabato prossimo alle mie amiche. Forse ci scappa una promozione a comare effettiva.

 
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