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aguas de março

Post n°155 pubblicato il 30 Marzo 2010 da max_6_66
 
Tag: ale
Foto di max_6_66

Sulla punta della lingua. Non c’è cosa più fastidiosa di un nome sulla punta della lingua. Il nome di quell’attore che faceva la parte del gangster buono, quello che comprava la mela da Betty Davis. E qual’era il titolo del film. Il compagno di Bogart in “non siamo angeli”. Il nome del servo muto di Zorro. Il titolo della canzone che appena sei capitato sul quella stazione si è lasciata ascoltare solo per pochi secondi prima di terminare. Parte il brano successivo e devi spengere tutto per evitare di dimenticare quelle poche note che ripercorse a ritroso ti daranno uno spunto. Mi viene quasi mal di testa. Ma non è quella canzone, il suono che cerchi è forse simile ma più lieve. Forse non è nemmeno un brano musicale. La sera quando torni a casa cerchi di pensare ad altro per evitare di impazzire.

É legno, é pietra, é la fine della strada
É un resto di tronco, é (qualcuno) un po' solo
É un pezzo di vetro, é la vita, é il sole
É la notte, é la morte, é un laccio, é l'amo
É una peroba (albero da legname) in un campo, é il nodo del legno,
Caingá candela (è una luce che indica la via per gli indios Caingá) , é il Matita-Pereira (folletto dispettoso)

 

Pomeriggio di domenica. Quando ero piccolo odiavo le domeniche pomeriggio di primavera passate insieme alla mamma e le nonne nei vivai lungo la provinciale Pistoiese. Una noia mortale tra foglie e fiori. Le osservavo allibito per quelle ore trascorse a discutere, decidere, scegliere, per tornare a casa in serata con alcune pianticelle. Poi è cambiato tutto. Forse  il DNA che ha preso il sopravvento e ha fatto esplodere la passione di famiglia. E comunque il pomeriggio di una domenica di Marzo di dieci anni fa godevo della mia passeggiata in mezzo ai vivai. Dopo almeno tre ore impiegate a studiare minuziosamente svariate centinaia di rami e foglie avevo deciso di chiedere un consiglio riguardo all’acquisto di un alberello. “Per il giardinetto davanti casa le consiglio senza dubbio un Prunus”. Avevo annuito serio, cercando di nascondere al meglio la mia totale ignoranza al riguardo. Una volta rientrato a casa mi era venuta un’idea. La telefonata ad un collega Pistoiese. Da quelle parti ci nascono e ci vivono in mezzo alle piante, mi avrebbe sicuramente spiegato a cosa corrispondeva questo nome misterioso. “Un Prunus…?....Ma è un Susino…..!”. Bello…….un Susino. Il giorno dopo era già al suo posto, nel mio giardinetto.

É flauto, tuffo dalla sponda del fiume
É il profondo mistero, è il volere o non volere
É il vento che soffia, è la fine della discesa,
É la trave, il vuoto, la festa cumeeira (la tradizione di mettere una bandiera sui tetti appena costruiti)
É la pioggia che cade, una chiacchierata con un ruscello
Delle piogge di marzo, é la fine della fatica

 

Il rapporto tra stagioni e mesi è relativo, ad esempio l’estate che noi identifichiamo con il mese di agosto, altrove coincide con il mese di dicembre. Questa cosa mi ha sempre fatto pensare alle stagioni, non come una cosa che all’improvviso appare, succede, quanto ad eventi che viaggiano lungo la terra. L’inverno dell’agosto Sudamericano viaggia fino ad arrivare da noi in Dicembre, portando il suo clima freddo nei paesi che in questo viaggio attraversa. Le nuvole dell’acqua di Marzo, che dopo il carnevale annunciano la fine dell’estate e della bella stagione a Rio de Janeiro, corrono trasportate dal vento fino ad arrivare da noi ad annunciare, a fine settembre,  il nostro autunno. Anche le rondini, non trasportano forse con le loro migrazioni la primavera nei paesi che attraversano?

É il piede, é il suolo, è la marcia forzata,
Uccellino nella mano, sasso lanciato con la fionda
E' un uccello in cielo, è un uccello a terra,
E' un ruscello, è una fonte, è un pezzo di pane
E' il fondo del pozzo, é la fine della strada,
Sul viso il disgusto, é  qualcuno un po' solo

 

Non era una canzone e nemmeno un rumore. Un suono, un accidente di qualcosa che avevo in testa e che non riuscivo a capire e definire.

É una spina, é un chiodo, è una punta, é un punto,
É una goccia che cade, è un conto, è un racconto
É un pesce é un gesto, è argento che brilla
É la luce del mattino, é il mattone che arriva
É un falò, é il giorno, é il punto finale,
É una bottiglia di cachaça, una fenditura nella strada
É il progetto della casa, é il corpo nel letto,
É la macchina bloccata, é il fango, é il fango
É un passo, é un ponte, è un rospo, é una rana,
É un po' di erbacce nella luce del mattino
Sono le piogge di marzo che chiudono l'estate,
É la promessa di vita nel tuo cuore

 

Il mio Prunus l’avevo invece aspettato, pazientemente, per dieci anni. Poi, deluso dopo questo decennio in cui nessuna susina era comparsa sui suoi rami mi ero deciso a recarmi nel vivaio dove l’avevo acquistato per un sentito reclamo. Per fortuna avevo prima telefonato all’amico Pistoiese. “Susine…..? (risata…..). Il prunus che hai tu è effettivamente della stessa famiglia del susino, ma non fa frutti, fa solo fiori….! Infatti lo chiamano anche Susino da fiore”. Mi sentivo come se fossi entrato in un ristorante e dopo ore che non si vedeva in giro nessun cameriere un altro avventore mi avesse informato che in quel locale non facevano da mangiare, ma si passava il tempo seduti al tavolo a chiacchierare per passare il tempo. A che serve un susino che fa solo fiori.

É un serpente cobra, é un bastone, é João, é José,
É un taglio nella mano, é una ferita nel piede
Sono le piogge di marzo che chiudono l'estate,
É la promessa di vita nel tuo cuore                                                                                                                                     É legno, é pietra, é la fine della strada
É un resto di tronco, é  qualcuno un po' solo
É un passo, é un ponte, è un rospo, é una rana,

 

Seduto in giardino, con la testa tra le mani, non solo cercando di ricordare quelle note, ma desiderandole oramai come mi fossero necessarie quanto l’aria, come se si trattasse del ritmo stesso della mia vita. E quella musica stava arrivando. Dopo aver percorso i vari meridiani del globo terrestre, sarebbe giunta fino a me. Il mio susino era nel pieno della fioritura. La brezza faceva cadere una pioggia di piccoli petali rosa. Un tappeto sul quale ero seduto, in attesa. Poi è successo che ho smesso di udire del tutto. I rumori delle auto, della gente che parlava, del vento tra le fronde sono spariti di colpo, creando una sensazione di vuoto, come se avessi la testa completamente avvolta nell’ovatta. Un solo petalo rosa si è staccato a quel punto dall’albero dirigendosi verso il terreno. L’ho seguito con lo sguardo, mentre al rallentatore volteggiava verso il basso. Niente è esistito, forse per ore. Ma avrebbero potuto essere anche giorni.

É un bell'orizzonte, é una febbre terzana
Sono le piogge di marzo che chiudono l'estate,
É la promessa di vita nel tuo cuore

 

Mentre toccava il terreno, chiudendo gli occhi, sono riuscito finalmente a sentire di nuovo la leggerezza assordante di quel suono, che ogni anno attraversa il mondo per venirmi a trovare.

 
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