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Quando se ne è andata la neve

Post n°86 pubblicato il 26 Dicembre 2009 da max_6_66
 
Tag: ole
Foto di max_6_66

Avevo le scarpe sporche di fango. Talmente sporche di fango che appena entrato in casa me le ero tolte. Colpa della pavimentazione in porfido, del posto macchina in porfido a secco che ho costruito quando ho ristrutturato la casa. Non che fosse costruito male o che non avessi rispettato tutte le regole per fare un lavoro che durasse nel tempo: dieci centimetri di scavo, fondo battuto e lasciato assodare, suolo di sabbia, piastre di porfido grandi posizionate perfettamente in piano con la livella, riempimento con sabbia e terra, erba seminata tra una piastra e l’altra, un paio di mesi di assestamento prima di metterci l’auto. Un puzzle perfetto, dove ogni elemento contribuiva alla stabilità del sistema. E come ogni puzzle perfetto ha una debolezza, ovvero tutto funziona alla perfezione fino a che non subentra un elemento di disturbo, che per quanto piccolo sia, genera una situazione a catena che interrompe la stabilità dell’intero sistema. E così il camion del giardiniere che due anni fa era entrato per scaricare un nuovo albero, smuovendo con il suo peso eccessivo una di queste piastre di forse un solo centimetro, ha fatto si che adesso abbia tutta la pavimentazione disconnessa. Quando piove diventa tutta una fanghiglia, che incontra le mie scarpe appena scendo dalla macchina. Avrei dovuto rimettere tutto a posto a fine agosto, appena rientrato dal Sudamerica, approfittando di una ulteriore settimana di ferie, ma i giorni sono passati. E quindi, dieci giorni fa, quando sono rientrato in casa avevo le scarpe sporche di fango.

Avevo l’ingresso di casa sporco di fango, la poltrona di velluto verde in camera con due metri di vestiti sopra, i piatti sporchi di alcuni pranzi e cene accatastati, i giornali della domenica precedente sparsi sul divano, la polvere sulla libreria all’ingresso, una lampada da cambiare sulle scale che vanno al piano di sopra, il computer di lavoro per recuperare un po’ di arretrato la sera dopo cena, il frigorifero vuoto, una vita sentimentale molto strana, i capelli spettinati. Non avevo fame, mi sono seduto sul divano mangiando cioccolata.

Poi, improvvisamente è venuto come se fosse giorno. Intorno alla mezzanotte mi sono alzato convinto di aver lasciato accese alcune delle luci del giardino. Ma le luci del giardino erano spente. Tutto era spento. Le luci, i motori delle auto, la voce delle persone, i litigi, i cellulari, i televisori lcd. Fuori era tutto bianco e muto. Ho passato buona parte della notte con i gomiti appoggiati alla finestra di camera, osservando la neve che copriva tutto. E poco prima dell’alba tutto era pareggiato e bianco. Nella strada non si vedeva più dove finiva la carreggiata e iniziava il marciapiede. Qualunque dislivello faceva adesso parte di quella immensa pianura bianca. Perché la neve risolve tutto. La neve rimette tutto a posto.

Il primo giorno successivo l’ho trascorso a pensare e a godermi quella pace. Il secondo giorno, quando i tubi si sono scongelati e mi è ritornata l’acqua, ho iniziato a lavare i piatti. Poi, così come era arrivata, il terzo giorno la neve se n’è andata, lasciando allo scoperto la pavimentazione di porfido del mio posto macchina, perfettamente riparata e a posto.

 
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