Contatta l'autore
BLOG CIRCOLILLACaricamento... altro mio blog (viaggi)Caricamento...
LE PRIME 100 STORIE - Una storia vera - Per il mio compleanno.... - Gigi che ride - Il Principe Azzurro è gay - "Dr. Livingstone....i suppose" - Cercando disperatamente.... - Il ristorante di Diana - Come mi persi, un giorno... - Il lavoro di Angelo - Il ballo in maschera - Keiko: come un mese fa.... - Il segreto di Ulisse il gatto - Cuori di pezza - 30/06/09 - nascita del blog - Sconosciuti - Angeli custodi - Raccolta differenziata - Il mio filo d'erba - Facendo la comare - Notte in bianco & nero - Petunia - Sotto mentite spoglie - Il ragù - La musa - Expulsado - Enigma in 399 parole - Accudire le rose - Super Ufficio Postale - Zingaro.... - Il Natale di massimopiero - Un giorno intero..... - Quando se ne è andata la neve - Farfalle - Vento - La nube tossica - Crepi il lupo..... - Pane - Spugna - Rospi & Principi - Il virus - Interno vellutato - Dolcenotte - Mele - Il carciofo e l'uovo sodo - Rayuela - La tregua - Soul Food Cafè - Gocce - Inaspettati cuori - L'esame - Felicità - E cerco ancora sogni..... - Aguas de março - Vorrei imparare dal vento.... - Alpha Centauri - Quello che manca - La centralina - Osso di pesca - Per troppi motivi..... - Il filo - Scirocco - Responsabilità - Il vino rosso....e la luna - Lo sportellino nel petto - Saltafosso - Cecco - La casa - La grande corsa - L'ultimo giorno di scuola - L'uccellino e il pallone - Ho sognato che..... - Venti poemi d'amore - Volare l'aquilone - Indovinello - Le pagine macchiate - Verso un regno, dove..... - Mosca - Le foglie e le stelle - La tavola rotonda - Il grande salto - Allevatori di farfalle - Veleno amaro - Ricominciare - Il mondo a testaingiù - La ragazza che passa - Nuvole & Pecore - La torre di Babele - La frittatina di Natale - Il sogno della porta - Arrestato - Il sogno della porta - Lacci - Gusci di noce - La favola del folle sulla collina - La favola dei barattoli di vetro - La favola dell'alpinista - Il segreto del caffè - Il rappresentante - La verità - Come una puzzola rovesciata sul dorso Ultimi commentiI miei Blog Amici -
io solo io - cuoredirondine53 - ROMA ANTICA - ancora pezzettini - Dis Integrata - e allimprovviso...jainimiya - Lollapalooza - maya1 diary - Books lover - paoletta - gratiasalavida - POLVERE DI STELLE - Dislessia - MEMORANDUM - emozionarmi... - ora di basta!!!! - akradio - oretta - piccola Giò - Il Blog delle fiabe - LA CITTA DELLUGUALE - lacky procino - pensiero anima cuore - chiacchierando - ...fini la comedie - psicologiaforense - a proposito di elliy - N u a g e s - BLOG PENNA CALAMAIO - Langolo di Jane - Ylang - Urka che stanza ! - LA COLPA DI SCRIVERE - LEGGER...MENTE - FALLO - Rete - lamicustrando - Accademia.dei.Sensi - Grupo de Lectura - Ravvedimento morale Citazioni nei Blog Amici: 59 Menu
|
Tutte queste storie sono state scritte su singola richiesta di chi passa da queste parti. Contattami e chiedi. Costa una frase che ti descrive, delle parole che appartengono al momento che stai vivendo, un sorriso, la voglia di giocare.
Il grande salto (Koh Samui – Thailand)
Post n°237 pubblicato il 02 Settembre 2010 da max_6_66
L’avevo notata già da qualche giorno, sempre in quel ristorante. Forse un po’ è un luogo comune, o l’abitudine al nostro ciclo delle stagioni, l’associazione estate-mare-cenadipesce. In una piccola isola tropicale la cosa ha più senso, perché il pesce è la cosa più buona e meno costosa che si trova. Qui i ristoranti di pesce sono molto simili alle pescherie, soprattutto per il fatto che all’ingresso c’è tutta l’esposizione della mercanzia disposta in cassette o in grandi acquari, si sceglie quello che si vuole, si imposta una trattativa serrata con il padrone del ristorante che poi pesa il tutto e ti fa il conto. Rimane a quel punto da discutere come devono essere cucinate le varie cose, trovare un tavolo libero nella terrazza a picco sul mare e ordinare la birra. Ed è proprio durante una di queste trattative furiose che l’ho vista per la prima volta, forse casualmente, senza nemmeno capire bene se il mio sguardo fosse stato ricambiato o meno. Una gigantesca aragosta, che giaceva immobile e solitaria nella sua vasca, un enorme acquario lungo almeno un metro per cinquanta centimetri di altezza, appoggiato su un mobiletto munito di ruote, che il proprietario del ristorante provava ad offrire solo a potenziali clienti che immaginava di un certo livello economico. Dopo le prime due sere trascorse in quello stesso ristorante, girandomi di scatto per ordinare l’ennesima bottiglia di birra, avevo avuto come la sensazione che si fosse mossa. Spiandola i giorni successivi, avevo capito che il movimento consisteva in un ritmico molleggiarsi sulle zampe, effettuato solo nel momento in cui i sentiva sicura di non essere osservata da nessuno, una specie di danza, forse no, come una ginnastica, come se facesse delle flessioni. La storia si faceva interessante, a punto che mi ero trovato a costringere tutta la comitiva a consecutive cene a base di pesce nello stesso posto anche nei giorni successivi, durante le quali notai che la grande aragosta compiva questi gesti sempre rivolta verso la balaustra della terrazza a circa quattro metri da lei, oltre la quale c’era il mare aperto. La quarta sera, l’ultima che probabilmente sarei riuscito a convincere tutti a cenare nello stesso ristorante, avevo però capito che quei quattro metri erano troppi e che nonostante i grandi allenamenti ginnici, sarebbe prima arrivato un cliente ben fornito di moneta e facile al convincimento da parte del padrone. Non è stata una cosa pianificata, ma solo l’intuizione di un piccolo calcio, a fine serata, nel momento che il proprietario era distratto dall’incasso del nostro conto. Le ruote del mobiletto erano ben oliate e il mio piccolo impercettibile colpo aveva permesso di guadagnare ben oltre il metro. Il mattino seguente, recandomi verso la spiaggia, avevo scelto la strada più lunga, quella che passava dal centro del paese e quindi dal piccolo ristorante sul mare. Il padrone stava rimproverando a turno tutti i camerieri indicando il grande acquario vuoto, come per sfogarsi, per dare a qualcuno la colpa di un qualcosa che non riusciva comunque a capire. E camminava su e giù, continuando ad osservare, senza trovarne una spiegazione plausibile, quella sgocciolatura di acqua sul pavimento nei due o tre metri che c’erano dalla vasca al parapetto a picco sul mare. In una vasca vicino alcune cozze e alcune vongole aprivano e chiudevano continuamente il loro guscio. Come se ridessero.
|
Inviato da: cassetta2
il 08/09/2024 alle 19:12
Inviato da: neopensionata
il 17/11/2020 alle 17:07
Inviato da: cassetta2
il 09/08/2020 alle 19:52
Inviato da: gradiva1940
il 25/03/2016 alle 22:39
Inviato da: several1
il 22/03/2016 alle 13:41