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Tutte queste storie sono state scritte su singola richiesta di chi passa da queste parti. Contattami e chiedi. Costa una frase che ti descrive, delle parole che appartengono al momento che stai vivendo, un sorriso, la voglia di giocare.
Post n°371 pubblicato il 22 Marzo 2015 da max_6_66
L'idea è nata perché io alla trasmissione del pensiero ci credo. Ma non a quella tra le persone, no. Io credo alla trasmissione del pensiero tra le persone e le cose. Forse non è proprio una situazione che riguarda i pensieri intesi come parole, frasi, discorsi di senso compiuto, nel senso che non si possono trasmettere queste cose ad una patata, per quanto la si fissi intensamente e con tutte le migliori intenzioni possibili. Io mi sto riferendo a pensieri più vaghi, sensazioni, emozioni, positività o negatività, che anche senza esserne consci trasmettiamo a tutte le cose inanimate che ci circondano. Anche le persone che ci stanno vicine recepiscono con facilità i nostri stati d'animo senza bisogno che vengano espressi con le parole, ma in quel caso la trasmissione avviene attraverso la comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo, a sua volta codificati da un cervello che assimila ed elabora istintivamente tali informazioni. Quello che succede in cucina, ad esempio, è invece tutta un'altra storia.
Io non ne do la colpa al tabaccaio. E' una lotta tra poveri, una guerra dei bottoni, e partecipandovi si fa solo l'interesse dei veri responsabili. Lui ha bisogno di quell'otto per cento del cosiddetto aggio, ovvero della percentuale sulla vendita dei gratta e vinci. Sono soldi che servono per contribuire a quanto gli è necessario per vivere, e non è detto che sempre siano sufficienti. Normale quindi che mentre ne strappa uno dalla fila e te lo consegni sia concentrato su quello e non certo sul fatto che tu possa vincere. Sicuramente non è pervaso dal tuo stesso sentimento di speranza quando lo compri, quella di risolvere la tua situazione, di cambiare finalmente in modo decisivo la tua vita. La stessa speranza che, allo stesso vero responsabile della guerra dei bottoni di cui sopra, fa comodo. La speranza, anche se infinitesima, assopisce volontà e forza necessarie per ribellarsi a questo stato di cose. E il grande responsabile non vuole che le cose cambino, visto che contribuiscono al mantenimento del suo privilegio. Tutte queste conoscenze erano già a mia disposizione, ma non in modo così lucido come mi è apparso in questo momento, leggendo casualmente l'ennesimo fatto di gossip che affolla oramai quella carta nata in realtà un tempo per diffondere l'informazione. "Disoccupato da dieci anni vince un milione di euro al Gratta & Vinci". Ma certo, il tabaccaio lo conosceva, sapeva, ha strappato il tagliando e mentre lo teneva in mano per consegnarlo ha provato pietà, ha desiderato che fosse vincente, si è sentito come possibile strumento di questa possibile giustizia divina e ne ha provato grande felicità. Una lacrima di commozione è caduta sul cartoncino nel breve tragitto in cui, attraverso le sue mani, passava dalla fila degli altri sfigati e non vincenti, a quelle dello sfortunato senza speranza, e il miracolo è avvenuto. Passata l'estasi mistica, decido di passare al piano d'attacco. La barba incolta. Una settimana di barba incolta vuol dire che te la vuoi far crescere, due o tre giorni danno più l'idea del disagio. Ci vuole un Tabaccaio che non mi conosce, magari di una zona lontana da casa mia. Prima ci vado qualche volta per farmi notare. Si, per comprare qualche pacchetto di sigarette a basso prezzo, chissà se esistono sempre le Nazionali. Mentre sei li sfuggono delle parole, si attacca discorso, una storia si trova, non c'è problema, e insisto giorno dopo giorno fino a che mi accorgo della comparsa dello sguardo pietoso e caritatevole. E a quel punto, la mossa finale, l'acquisto del Gratta & Vinci, pagando con gli spiccioli, meglio se piccoli, una manciata, uno sguardo al tagliando come se guardassi una ampolla di antidoto dopo essere stato morso da un serpente, ed è fatta, il Milione di euri è mio. Ma poi, che ne faccio di questi soldi. Magari mi viene la paura che me li rubino, divento diffidente, sospettoso, inizio a pensare che le persone mi stiano vicine solo perché ho questi soldi, tutti mi rifuggono, perdo gli amici e le persone care. E poi non sarebbe giusto, si tratterebbe di un inganno, di biglietti vincenti non ce ne sono molti e se uno me lo accaparro io sarebbe come rubarlo ad un altro che ne ha magari veramente bisogno. Mentre tutta questa confusione annebbia fino alla paralisi i miei pensieri, il telefono. E' il Babbo, mi chiede se oggi vado a pranzo da loro perché la Mamma ha fatto il ragù. Il ragù. Ci mancherebbe, e chi se lo perde, arrivo subito. Anzi, prima vado a farmi la barba.
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