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il filo

Post n°177 pubblicato il 20 Aprile 2010 da max_6_66
 
Tag: Nunù

Sono due ore che giro in auto per la città. Sul sedile vicino a me un foglietto, con un prefisso e un numero di telefono. In questi anni il mondo è cambiato molto di più di quello che ci siamo resi conto. In silenzio sono apparse cose ed abitudini che adesso diamo per scontate, situazioni negative che si sono insinuate grazie a distrazione e pigrizia nel nostro quotidiano. Altre invece, altrettanto in silenzio, sono scomparse. Come la cosa che sto cercando io: una cabina telefonica. L’unica speranza è il centrocittà.

Avrò camminato per almeno un paio di chilometri. Il centro è piccolo, ma il parcheggio è un disastro. Comunque ne è valsa la pena, nella prima piazza che incontro ci sono due cabine. La prima premette di telefonare solo con la tessera. Le tessere per telefonare…..esistono ancora…? Per fortuna quella a fianco ha il buchetto per le monete. Chissà quanto ci vuole per telefonare. Inserisco un euro, telefono tenuto tra la testa e la spalla destra, mentre con una delle mani tengo il foglietto e con l’altra digito il numero sulla tastiera. Il prefisso, il numero. Con il primo suono che indica la linea libera inizia anche a sentirsi il ritmo cardiaco. Me lo sento battere, quasi all’unisono con il tuuuu tuuuuuuu. Niente da fare, non è in casa, riaggancio. Un paio di pugni ed ottengo anche la restituzione dell’euro.

Domenica mattina, taglio dell’erba in giardino. La macchinetta è vecchiotta, ma ho affilato le lame proprio la settimana scorsa e il lavoro verrà bene. Certo, a parte il solito angolo, l’angolo lontano. Colpa del filo, della prolunga. Il mio tagliaerba è elettrico, per funzionare necessita di un cavo collegato alla corrente. Ho una prolunga piuttosto abbondante, ma quando arrivo all’angolo più lontano manca quel mezzo metro che mi permetterebbe di passare in modo ottimale anche su quell’ultimo ciuffo d’erba. Ci arrivo, ma non come sarebbe necessario per compiere al meglio l’operazione. E poi ho sempre paura di tirare troppo il filo. Se si staccasse improvvisamente la spina, il cuore elettrico della mia macchinetta rischierebbe di danneggiarsi. Ci vuole delicatezza. Ecco, delicatezza, è questo il motivo per cui non ho mai comprato una falcia erba a motore. Troppa potenza, troppa confusione, odore di benzina. Il lavoro non viene bene.

La giornata lavorativa prosegue in auto, come spesso succede. Il foglietto con il numero di telefono mi fa ancora compagnia sul sedile al mio fianco. Scritto su un foglio notes a quadretti. Non di quelli bianchissimi e a quadretti grandi, ma un po’ più scuro e con i quadretti piccoli, come quelli dei quaderni a quadretti. Ma non posso tornare a casa. A casa mia non ho il telefono. Una piccola deviazione e sono a casa dei miei genitori.

Anche la casa ha il suo buco nero, il suo triangolo delle bermuda, l’angolo maledetto. Quello della sala di ingresso, il soggiorno dove ho la tv. E’ una stanza di sei metri per cinque. Al lato destro del divano, un angolo troppo lontano da tutte le prese di corrente. Il cavo dell’aspirapolvere è lungo, ma la stanza anche, quindi non ci arriva se non allungando l’apparecchio e sdraiandolo quasi piatto per terra. E comunque, finito di passare l’aspirapolvere devo prendere la scopa e dare una passatina supplementare.

Arrivo a casa dei miei genitori, qualche chiacchiera senza troppi convenevoli. Anche se me ne sono andato di casa da tredici anni, ne ho passati trenta in quella casa e anche adesso ci vado spesso e volentieri, quindi sono ancora a tutti gli effetti un quasi abitante in quel luogo. Dico a mia madre che devo fare una telefonata. Accidenti, i miei hanno messo un cordless nuovo. Non va bene. Lei mi informa che ne hanno comprati due. Il secondo l’hanno regalato a mio fratello, che vive al piano di sopra. E anche quella soluzione alternativa quindi sfuma prima ancora di venirmi in mente. Vado fuori in cortile e vedo la vicina di casa. Un colpo di fortuna. Gli chiedo se posso entrare casa sua a fare una telefonata. Mi risponde che non ci sono problemi, senza indagare sul motivo di questa mia richiesta. Sono un po’ cresciuto anche in quella casa, quindi non mi vengono fatte ulteriori domande. Perché quando una persona ti chiede una cosa vuol dire che ne ha bisogno, altrimenti non te le chiederebbe. Se non ti interessa particolarmente saperne il motivo, giusto per curiosità, il resto non conta. Non ti deve convincere o dimostrare con le parole della necessità di quanto ti chiede. Salto direttamente il muretto come facevo da bambino e sono già in casa sua dall’ingresso posteriore. So dove andare, all’ingresso principale, vicino all’attaccapanni c’è un mobiletto basso con sopra il telefono. E’ una meraviglia, grigio, con i numeri sul disco che gira. Il tempo di estrarre di tasca il mio foglio a quadretti che il mio dito lo sta già facendo girare. Appena arriva il primo suono dentro la cornetta iniziano di nuovo ad aumentare volume e frequenza del tamburo dentro di me. “pronto….? Si, ciao, sono io, volevo sapere come stai……ti avevo chiamato anche prima, ma non eri in casa……certo che avrei potuto chiamarti al cellulare, ma sarebbe stata un’altra cosa……così anche se siamo  lontani c’è il filo”. Mi risponde che anche lei ha un telefono di quelli grigi, come c’erano in tutte le case quando eravamo bambini. Poi noto il fatto che mentre con una mano tengo la cornetta, con l’altra reggo proprio quel il filo, e mi immagino che se in quel momento lo tocchiamo tutti e due è un po’ come stare per mano……”.

Finita la telefonata torno in sala da pranzo, dove la vicina di casa sta armeggiando nella credenza. Ne estrae una bottiglia senza etichetta. E’ vinsanto, lo prende suo marito direttamente dal contadino, me ne versa in un bicchierino piccolo, fatto a calice e mi invita a sedermi. Ne bevo un primo piccolo sorso, passo la lingua sulla labbra e faccio schioccare il palato, mentre lei riprende a fare le faccende di casa. Annuisco con un moderato sorriso, da intenditore. “Buono…….” Un altro sorso, stessa modalità. “Senti, non avresti mica da prestarmi una prolunga per l‘aspirapolvere….?”.

 

 
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Commenti al Post:
NonnoRenzo0
NonnoRenzo0 il 20/04/10 alle 18:58 via WEB
Con simpatia ciao buona serata Renzo
(Rispondi)
 
Buiosudime
Buiosudime il 20/04/10 alle 20:41 via WEB
Grazie a te... bacio.
(Rispondi)
 
turrianna2009
turrianna2009 il 21/04/10 alle 00:34 via WEB
...in questa cittadina ci sono ancora le cabine telefoniche, mentre in casa tengo due telefoni a filo, uno nero anni '50 e uno bianco che prediligo e che ho posto su un tavolino di lato al mio letto...ti ho già reso noto che mi so arrangiare, quindi non trovo difficoltà nell'arrivare ad angoli impossibili, mi sono equipaggiata di 20 metri di filo alta tenuta, in evenienza, al quale ho applicato "maschio" e "femmina" bifase, così vengono chiamate le prese e le spine...sai bene come la penso, niente rumori aggiunti da apparecchi per il giardinaggio, il giardino si cura con maniera, rispetto per l'ambiente, bastano già elettrodomestici, alcuni sono utili altri sono solo dei accessori...scomodi. So che non era per me...ma mi sembra di curiosare...come i bimbi da dietro una tenda...^__^...Anna
(Rispondi)
 
cavaliere.dei.draghi
cavaliere.dei.draghi il 21/04/10 alle 08:06 via WEB
spaccati di vita... raccontarla è un tuo dono...veramente notevole.
(Rispondi)
 
cinciagio
cinciagio il 21/04/10 alle 13:44 via WEB
c'è un filo, invibile ma tenace, anche tra te che racconti e me, che ti leggo.
(Rispondi)
 
nunzi06
nunzi06 il 21/04/10 alle 19:10 via WEB
sai nella descrizione di alcuni passaggi mi ci sono ritrovata alla grande.. il cuore che accelera i battiti quando si avvertono gli squilli dall'altra parte, il vezzo di tenere il filo della cornetta in mano, la tenacia di non mollare se cerco qualcosa, la sensazione che il filo mi avvicina pur mantenendo la sicurezza della distanza.... è il gioco delle relazioni umane... :)) sei grande
(Rispondi)
 
giostella2
giostella2 il 22/04/10 alle 11:25 via WEB
Ogni tua storia, ogni tuo racconto, mi lascia senza parole ed una strana emozione dentro .... E' incredibile come riesci ad intrecciare tra loro i tuoi momenti di vita, passati e presenti, trovando fra essi, appunto, il filo che li unisce .... Il tuo è un modo nuovo per me di scrivere e mi piace davvero tanto .... Chissà se riuscirò ad apprendere il segreto di questa tecnica!!!! Wow ..... Un sorriso. La piccola Gio.
(Rispondi)
 
pipitola
pipitola il 23/04/10 alle 15:26 via WEB
Un filo.. che ci lega ale persone, il filo che rammenda le cose strappate, il filo di un gomitolo che ho cominciato da poco a srotolare .. qui.. emozioni!! ciao max :-))
(Rispondi)
 
kiaraart
kiaraart il 23/04/10 alle 21:10 via WEB
complimenti, molto bello...ti auguro un buon fine settimana, un abbraccio e un sorriso chiara ;)
(Rispondi)
 
nunzi06
nunzi06 il 23/04/10 alle 21:23 via WEB
più lo leggo e più mi piace... :))
(Rispondi)
 
ferrarioretta
ferrarioretta il 23/04/10 alle 21:25 via WEB
ahhhh,il filo di quel tagliaerba e quello dell'aspirapolvere.... come mi ci ritrovo...pari...pari.. Bravissimo...ci fai sentire..a casa..*__*Oretta
(Rispondi)
 
atapo
atapo il 23/04/10 alle 22:10 via WEB
Ogni tanto torno a leggere le tue storie...buona serata a te!
(Rispondi)
 
maya1st
maya1st il 24/04/10 alle 15:21 via WEB
da ragazzina mia mamma mi cazziava xchè ero capace a ridurre quel filo in un groviglio mai visto :) una volta stetti 6 h al telefono con un mio amico di roma :) un'intera giornata e alla fine quel filo era una sorta di filamento di DNA :) la cosa notevole che riesco a fare la stessa cosa con l'auricolaredel telefonino..ci gioco con le dita mentre parlo al telefono..che ridere max, quanti ricordi. un abbraccio da questa pazza pazza pazza amica
(Rispondi)
 
g1b9
g1b9 il 25/04/10 alle 18:52 via WEB
Sempre bellissimi questi racconti, hai un dono particolare , abbinamento di idee, bellissima prosa, attualità quasi universale e nello stesso tempo specificità , da ta cè tanto da imparare.... grazie Giovanna
(Rispondi)
 
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