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Tutte queste storie sono state scritte su singola richiesta di chi passa da queste parti. Contattami e chiedi. Costa una frase che ti descrive, delle parole che appartengono al momento che stai vivendo, un sorriso, la voglia di giocare.
Adoro la carta dei quotidiani. La adoro per principio. Ci sono affezionato, al suo colore, al suo odore, a quella consistenza che solo la carta di giornale ha. Non è la carta patinata di una rivista, non è la carta di un quaderno, non è la carta di un libro, non è la carta da regalo o da pacchi, non è la cartamoneta delle banconote. Solo la carta dei vecchi block notes, quelli a quadretti, la ricorda leggermente nel colore e nella consistenza. Ma il notes a quadretti è comunque quello del giornalista dei film americani in bianco e nero, che cammina sotto la pioggia mentre dai tombini esce il vapore e frequenta donne senza anima ma piene di cuore e corpo. E' un parente stretto. Ho iniziato a leggere regolarmente il giornale in prima media. Alzandomi per la colazione insieme a tutta la famiglia molto presto, avevo un po' di tempo più degli altri prima di uscire di casa, che trascorrevo leggendo il quotidiano portato in casa da mio padre dal primo mattino e già sfogliato da tutta la famiglia. Con la curiosità, una mezz'ora di tempo per individuare le notizie più nascoste, e un gusto nella lettura che ho sempre avuto, mi sentivo libero e forte. Perché nessuno nel mondo avrebbe potuto combinare qualcosa e poi nascondermelo. Anche se fosse riuscito a far uscire la notizia nel modo più ovattato possibile, a far si che fosse a relegata a semplice trafiletto, io l'avrei scovata, e gli avrei dato a quel punto tutta l'importanza che il mio cuore e il mio cervello decidevano. Nei telegiornali, nella televisione, non è così. Se decidono di dirti qualcosa in modo sfuggente fai appena in tempo a capire vagamente, che già parlano d'altro. Non puoi riavvolgere il nastro. Un trafiletto di dieci righe su un quotidiano lo posso rileggere cento volte, fino a che non ne ho assorbito tutto il significato, facendolo diventare una notizia lunga un'ora. In televisione decidono tutto loro. E se decidono per cinque secondi, cinque secondi sono.
Desnuda eres tan simple como una de tus manos,
Sta finendo l'anno 1938. Ci sono duemila persone in un campo di accoglienza tra le pendici dei Pirenei e Marsiglia. Esiliati spagnoli, che stanno cercando di fuggire dalla guerra civile e da Francisco Franco. Duemila persone sono molte, ma rispetto ai numeri della tragedia che di li a breve colpirà il mondo intero, non fanno troppa notizia, e i giornali del tempo ne parlano pigramente. Dall'altra parte del mondo, in Sud America, della gente di cui si parla altrettanto poco e altrettanto pigramente, si prende a cuore la sorte di queste persone. Gli abitanti di quella lunga nazione, forse per una sorta di fratellanza castillana, forse perché infervorati dalla colorita e idealista stampa locale, creano quella voce di popolo che diventa un fragore, una richiesta a gran voce che si faccia qualcosa per risolvere la situazione. E' il 1938, non esiste la televisione, la carta stampata fa opinione, e la carta stampata non si segue come un telegiornale, distrattamente in attesa della fiction preferita. In un giornale si legge tutto. Anche il trafiletto in un primo momento pubblicato in un angolo, se c'è la passione, il sentimento, si ingrandisce fino ad occupare tutta la pagina. Si ingrandisce lo spazio sui quotidiani e si ingrandisce la partecipazione della gente a questo piccolo grande dramma. E' un contagio di pensieri, opinioni a cui nemmeno la politica del tempo riesce ad essere immune. Il Presidente della Repubblica lancia l'idea di ospitarli nel paese, prendendosi carico di organizzare il viaggio attraverso l'oceano. Per organizzare il trasporto via nave chiama un suo vecchio amico, che con tutta l'ironia che hanno da quelle parti, poco si intende di trasporti, se non per il fatto di essere figlio di un ferroviere: Ricardo Eliezer Neftalí Reyes Basoalto. Una persona con un nome così nasce predestinata per grandi imprese, anche se per motivi facili da intuire, aveva sempre cercato di farsi chiamare da tutti semplicemente Pablo. Si trova anche la nave, si chiama Winnipeg. Prima della fine dell'anno, gli spagnoli arrivano a destino, e vengono ospitati nella città Cilena di Valparaiso.
Desnuda eres azul como la noche en Cuba,
Ricardo Eliezer Neftalì Reyes Basoalto, detto Pablo, sulla scia di questo successo, si trova così ad avere una carriera assicurata in campo politico e diplomatico. Carriera forse noiosa una volta terminata l'organizzazione dell'esodo degli spagnoli, visto che impiega molto del suo tempo a scrivere poesie. Perché scrivere poesie d'amore, addirittura audaci ben oltre quello che sembrava consentito nel Cile di oltre mezzo secolo fa, non ha niente a che vedere con la politica, con l'impegno civile. Sono due cose ben divise tra loro.
Desnuda eres pequeña como una de tus uñas,
Giocare con i sinonimi e contrari sembra facile, ma è insidioso con lingue barocche come quelle neolatine. Il contrario di odio è amore, il contrario di pace è guerra, così come alla vita si oppone la morte e l'oppressione alla libertà. Il poeta in questo gioco è fondamentalmente svantaggiato, perché a causa di qualche lacuna negli studi, o di un difetto nel suo cervello posto esattamente nell'area precisa dove si associano le parole ai loro significati, fa confusione, fa sposare concetti che tra loro poco hanno in comune, o se non si sposano li fa diventare amanti, da alle cose colori, dimensioni e collocazioni nello spazio, diversi da quelli che vediamo nella realtà. E comunque, siccome alla parola poesia non si associano né sinonimi né contrari, Ricardo Eliezer Neftalì Reyes Basolato, detto Pablo, si inventò per la sua i sinonimi di amore, pace, vita e libertà, portandola quindi ad assumere automaticamente come propri contrari odio, guerra, morte e oppressione. «Guardatevi in giro, c'è una sola forma di pericolo per voi qui: la poesia» queste furono infatti le sue ultime parole ai soldati del generale Pinochet mentre perquisivano la sua casa dopo il golpe dell' 11 settembre del 1973. Dissero che lo avevano portato in ospedale, che era malato. Il ventitré settembre annunciarono la sua morte, sempre adducendo come causa una malattia. Una malattia strana, che all'ospedale Santa Maria di Santiago nessuno aveva curato con nessuna medicina, se non con una misteriosa iniezione che si dice gli sia stata praticata il suo ultimo giorno. Ricardo Eliezer Neftalì Reyes Basoalto, Pablo per gli amici. Perché io, Pablo, mi ero sempre chiesto fino ad ora, nella tragicità degli eventi che hanno sconvolto la tua vita, nell'impegno umano e politico, nel desiderio continuo per la libertà di chiunque in qualunque parte del mondo, come avessi fatto a trovare il tempo di essere così grande nel parlare d'amore. Pablo, il Premio Nobel del 1971, conferito per acclamazione da tutti gli amanti del mondo, anche quelli che ancora non lo sono, ma un giorno, prima o poi, lo saranno. Anche quelli che ancora non sono nati. Poi, ti ho immaginato ridere davanti ai soldati, che scaraventando per disprezzo in aria la carta dove erano scritte le tue poesie, ne venivano poi sommersi quando i fogli ricadevano.
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