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Tutte queste storie sono state scritte su singola richiesta di chi passa da queste parti. Contattami e chiedi. Costa una frase che ti descrive, delle parole che appartengono al momento che stai vivendo, un sorriso, la voglia di giocare.
Post n°273 pubblicato il 31 Gennaio 2011 da max_6_66
Forse perché era stato sempre da solo, forse perché non rispondeva quando qualcuno lo incontrava e lo chiamava, lo salutava, ma a tutte le persone del paese non piaceva. Forse per la sua tranquillità, per quella specie di sorriso, quella serenità dipinta sul volto. Era questo, in realtà, ciò che meno piaceva alla gente. Quindi, senza nemmeno parlarne tra loro o convocare una assemblea deliberatoria in tal senso, tutti avevano contemporaneamente deciso che era matto. Io, che a quel tempo ero un bambino, una volta superata la paura che può suscitare un uomo che vive da sempre solo, su una collina, ne ero incredibilmente incuriosito. Trascorrevo i miei pomeriggi spiandolo, costretto alla bugia di essere a giocare a palla con gli altri bambini. Ancora non lo sapevo con certezza, ma era già presente in me la consapevolezza istintiva che chi frequenta i matti viene prima o poi considerato tale, così come viene isolato chi sta con i rifiutati, con gli esclusi. E tutto questo era un segreto tra me e il resto del mondo che riempiva di significato le mie giornate. Un segreto tra me e il resto del mondo, ma non tra me e il folle sulla collina. Day after day alone on the hill, Che lui si fosse accorto di me fin dal principio mi fu evidente solo dopo un po’. Il momento in cui lo osservavo con maggior piacere era il tardo pomeriggio, quando ogni sera usciva di casa con una sedia e si accomodava verso ovest, e li si accomodava, rimanendo immobile fino a quando il sole scompariva dietro le montagne. Un pomeriggio di primavera, per osservarlo più da vicino mi ero spostato in un boschetto alle sue spalle. Camminando per dirigermi verso il posto di osservazione che avevo scelto, il grosso tronco di un albero proprio ai margini della radura a circa dieci metri dalla sua casa, un rametto secco si era spezzato sotto i miei piedi. Ero rimasto immobile non so per quanto tempo, paralizzato dalla paura che mi avesse scoperto. Quando mi ero affacciato dal tronco invece non si era mosso, continuava a darmi le spalle e osservare l’ultimo spicchio di luce che si perdeva dietro la cima della montagna. La sera successiva però, quando era uscito di casa, aveva due sedie.
And nobody seems to like him “E’ da quando avevo la tua età che ho iniziato a venire qui. In principio pensando semplicemente che fosse un bel posto. Pensavo che da qui si vedesse il tramonto più bello del mondo. Solo in seguito ho capito che cercavo qualcosa, ma ho impiegato dieci anni per capire cosa. Successe il giorno che scappai da casa mia e dal paese, perché tutti mi prendevano in giro per il fatto che venissi sempre quassù da solo. Dopo aver visto il mio tramonto, rimasi sdraiato sull’erba di questo prato fino a che arrivò la notte. Avevo portato con me un sacco con le mie cose. Avevo anche una vecchia coperta e decisi di rimanere qui a dormire. Dopo tutti quei giorni trascorsi a osservarne la fine, vidi per la prima volta il principio. Nella direzione opposta a dove guardavo la sera vidi nascere quella stessa luce. E io sentii che dovevo capire da dove quella luce nasceva. Così mi incamminai verso quella montagna, e una volta arrivato in cima mi sistemai di nuovo per la notte, pronto e nell’attesa di quella luce che sarebbe presto nata vicino a me. Ma appena la notte aveva iniziato a rischiararsi, vidi il primo pezzo di quella luce che nasceva in realtà infondo alla pianura che partiva ai piedi alla montagna dove mi trovavo. Scesi la montagna e mi incamminai per giorni e giorni lungo quella pianura, osservando ogni mattina che non riuscivo ad avvicinarmi nemmeno di un po’. Quando ormai avevo perso la speranza arrivai in vista del mare, e la mattina successiva vidi che quella luce nasceva da li. Camminando tra le banchine del porto, iniziai a chiedere delle navi che partissero in quella direzione. Ne trovai un e mi imbarcai. Ho trascorso su quella barca giorni e giorni, sempre svegliandomi al mattino e vedendo quella luce, che sembrava nascesse dall’acqua li a poche miglia, ma che ogni giorno manteneva la stessa distanza. Fino a che arrivai a una nuova terra, un porto, dietro il quale si ergeva una nuova montagna, dietro la quale, il mattino successivo, nacque la stessa luce. Salutai tutti i miei compagni di traversata, presi il mio sacco, e mi incamminai verso quella montagna.
Oh, oh, oh
Ho passato cinquanta anni, sempre procedendo nella stessa direzione, per montagne, pianure, foreste, deserti, e mari, fino a che un giorno, arrivando sulla cima di un monte, mi apparve poco più in basso il mio paese, e questa collina da cui ero partito cinquanta anni prima. La cima dalla quale osservai tutto questo in quel giorno è quella che stiamo guardando adesso.
Sono oramai dieci anni che vivo solo in questa casa, in cima alla collina. Stamattina mi sono alzato molto presto. E’ ancora buio, e guardandomi allo specchio ho deciso che sono già abbastanza grande. Anzi, mi sento nel pieno delle forze. Ho preparato un sacco con le mie poche cose, me lo sono appoggiato sulle spalle e sono uscito di casa. Sono rimasto immobile, fino a che verso est è comparsa dietro la cima di una montagna una piccola luce, che andava ingrandendosi a vista d’occhio. E in quella direzione, verso quella luce, mi sono incamminato.
“Quello che cercavo sono stati quei cinquanta anni e quello che pensavo di inseguire non mi stava sfuggendo, mi precedeva e mi indicava la strada”. Queste erano state le sue ultime parole, prima di alzarsi dalla sedia, stringermi la mano, e lasciarmi li seduto da solo. Si era incamminato, ed ero rimasto guardarlo, fino a che il suo corpo, diventando sempre più piccolo verso l’orizzonte, era diventato un puntino, e poi era sparito.
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