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Post n°373 pubblicato il 04 Maggio 2015 da max_6_66
Foto di max_6_66

 

L'escoriazione sul palmo della mano si sta oramai colorando di rosso. E brucia. Brucia maledettamente, ma sempre meno di quanto mi brucia il fatto che sono caduto, qui, sul marciapiede, in mezzo alla gente. Qualcuno ci ha fatto sicuramente una risatina, per poi girarsi subito dall'altra parte e continuare a camminare in direzione di quella cosa verso la quale camminava prima. Li osservo, tutti che camminano, scansandomi, scendendo dal marciapiede se necessario. Sono passati alcuni minuti e sono ancora seduto per terra dopo la caduta. Pochi minuti sono necessari a cambiare gli sguardi. Quelli che ti hanno visto cadere si sono fatti il sorrisetto di nascosto, ma oramai sono già passati, sono già lontani, quelli che ti vedono semplicemente per terra senza aver visto l'antefatto invece spostano immediatamente lo sguardo verso l'alto e ti scansano, come se avessero dei sensori automatici. Non sei più uno scemo che è inciampato ed è caduto, sei semplicemente uno che è per terra, seduto sul marciapiede. E le persone sedute sul marciapiede si guardano giusto quell'attimo che serve per prendere le misure e scansarli. E poi si tira dritto.

Se penso a me da bambino mi ricordo sempre molto silenzioso, tranquillo direi. Sempre a pensare, a fantasticare, e poco a parlare. E quindi nessuno ha mai immaginato quanto fossi in realtà bizzoso e testardo. Non piangevo, non urlavo, non battevo i piedi per terra, ma quando avevo preso una decisione, una strada, non c'era verso di farmi cambiare idea. Mai per capriccio però. Era sempre un motivo preciso che mi guidava, una convinzione elaborata con gli scarsi mezzi e la poca esperienza dell'età, ma ferma. Di granito non ci sono solo le montagne, ma anche i sassolini. Poi si cresce, molte cose cambiano, e la vita diventa una corrente che ti trascina chissà dove, senza lasciarti il tempo di capire, di decidere.

Tiro fuori un fazzolettino dalla tasca dei pantaloni, faticosamente perché sono ancora seduto per terra. Mi sputo sul palmo della mano ferita, dipingo di rosso il fazzoletto. Da quella posizione si vede un mondo diverso, le cose assumono una priorità differente, e forse è per questo motivo che ancora non mi sono rialzato. Forse perché il dolore mi ha fatto dimenticare per un momento dove stavo andando. O forse perché vedendo le cose da li, quel dove non è più così importante. Le cose importanti forse sono altre, e c'è tutto il tempo.

Dietro di me, un negozio di televisori. Gli schermi in vetrina diffondono tutti la stessa immagine di un uomo che canta, sorridendo.

"We have all the time in the world, 
just for love, 
nothing more, nothing less" 

 

 

 
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