Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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Martini And The Beauty

Post n°31 pubblicato il 21 Marzo 2011 da fading_of_the_day
 


La consuetudine è una forma di protezione contro l'oscurità della via là fuori, contro la macchina ferma, accostata da troppo tempo in un angolo isolato.

La consuetudine è il calore rassicurante del terzo gradino della scala di casa che scricchiola, è la materna accoglienza del cuscino affossato del divano. La consuetudine è il bisogno di proteggere qualcosa che, ora dopo ora, si ha paura di perdere.

Giunto nella hall, Luca aveva scelto il tavolino dove sedersi con meticolosità e circospezione. C'era poca gente che occupava senza un ordine apparente le scomode sedie poligonali nere. Molte di quelle persone mostravano un volto sfatto, ciondolante tra l'assonnato e l'annoiato. Sembravano tanti studenti che, pur essendo in gita scolastica, dovevano sorbirsi lo stesso le spiegazioni del professore.

Luca aveva, dunque, l'opportunità di scelta e non se lo fece ripetere due volte: poteva dare libero sfogo a tutta la sua insana ritualità. Scelse il tavolino più lontano dal bar, un poco defilato sulla destra. Si sedette ed ordinò un Martini secco.

Beveva sempre un Martini secco quando non era casa per pranzo. Gli apriva lo stomaco. Era un gesto spontaneo che gli veniva naturale, tanto che lo faceva anche quando non avrebbe mangiato di lì a poco. Nelle situazioni in cui si sentiva insicuro, si aggrappava sempre alle sue abitudini, a quei gesti familiari e meccanici che uscivano allo scoperto alla bisogna, destati dal torpore dei cassetti della sua mente. Non che in circostanze standard non lo facesse, non che non si servisse di quegli espedienti, ma era specialmente in casi limite, di tensione, che quelli diventavano i suoi gesti apotropaici preferiti. Dei veri e propri marchi di fabbrica.

Per altre persone tutto ciò avrebbe rappresentato una routine noiosa, perfino esasperante. Ma per lui la consuetudine aveva un gusto particolare. Gli permetteva di avvolgersi in un mantello di invisibilità ai mali del mondo.

Emma apparve nella hall qualche minuto dopo la telefonata. La vide da lontano
, occhi fissi sui gradini, scendere una delle due rampe di scale che avvolgevano la recepcion.  Il tempo che offuscava il ricordo dell'ultimo incontro non riusciva a deturpare la grazia, la solennità inostentatta del portamento. Indossava dei pantaloni attillati ed un maglietta chiara, una longuette. Gli parve di aver un flash: era vestita in modo molto simile alla sera del concerto, quando la vide svagata ed indifesa che si aggirava tra cavi, casse e microfoni. Come allora, ebbe lo stesso sussulto, come allora nella sua testa rimbalzarono le stesse parole, che dalle pagine di un libro gli si erano stampate nella mente, come per intromissione di carta copiativa.


"la bellezza può trafiggere come un dolore"



Mentre si avvicinava con lento incedere facendo slalom tra tavolini e sguardi ammirati, lui faceva mente locale a quello che doveva dirle: aveva aspettato l'onda per tanto, troppo tempo ed aveva studiato nei minimi dettagli come cavalcarla.

Lei accennò un timido saluto arretrando la sedia per accomodarsi.
Lui mandò giù un lungo respiro di Martini ed andò dritto al bersaglio.


-Ho fatto 800 km in macchina perchè non c'era un solo posto libero in aereo.
Stiamo facendo una colossale stronzata. Sia io che tu. Devi ascoltarmi.



L'alcool, unito all'euforico mix tra caffeina ed energy drink della notte precedente lo aveva reso insolitamente avventuroso.


-Non solo..... ti ho portato anche ben cento ingombranti rose....


Emma si coprì le labbra con la mano ed a stento trattenne il riso.
Lui con un gesto risoluto, come un allenatore indispettito dall'indolenza dei suoi giocatori, si staccò dallo schienale della sedia ed inclinò il busto in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.  Le mani giunte cullavano con sacralità il bicchiere di Martini.


-Allora come si chiama 'sto tipo? Marius...., Markus? Ma che fa il centurione sfigato al Colosseo o lo spogliarellista in un night? Perchè con quel nome solo una delle due cose può fare...


Inarcò la fronte in un moto che esprimeva perplessità.
Pur non indossando la cravatta, fece come per allentarsi il collo della camicia, quasi gli opprimesse il respiro. Poi strinse il calice con le prime tre dita della mano destra. Per guadagnare tempo e riflettere sulla mossa successiva, iniziò ad osservarlo, come per individuare impercettibili incrinature, oscillando la testa ora verso destra, ora verso sinistra. Non aveva mai capito perchè i bicchieri da Martini erano fatti in quel modo, con la scomoda coppa a triangolo rovesciato. Sembravano essere stati concepiti apposta per aumentare la probabilità di sporcarsi, nell'atto di avvicinare il bordo del bicchiere alla bocca.

La pausa sembrò durare minuti anche se Emma impiegò appena qualche secondo per dare la sua risposta. Lo fece abbassando la testa, come a sostenere il peso di un rimprovero. Lo fece con l'umiltà di chi pur avendo trasgredito le regole, ha sufficiente educazione e coscienza per riconoscere l'errore.


-Markus si chiama, ed è il mio agente. Lo conosco da molti anni...


Nel provare a giustificarsi si fece scura in volto.
Quantificando, seppur vagamente, da quanto tempo si conoscevano, sembrava tentasse di legittimare la propria relazione, dandole una parvenza di solidità.


-Allora dì a Marius.... anzi a Markus.... come cazzo si chiama di di....
Anzi, mandalo direttamente a fanculo che facciamo prima. E poi mettiti con me.


Luca si stava scaldando visibilmente e la sedia iniziava a fargli male.
Quella maledetta sedia squadrata, dura come il granito, aveva il malaugurati effetto di addormentargli i glutei. Avrebbe voluto cambiare posizione, ma temeva che quel gesto sarebbe stato percepito come un segno di debolezza. E lui in quel momento voleva apparire tutto fuorché debole. Voleva mostrarsi deciso e risoluto. Adagiandosi sullo schienale, prese a scrutare il volto di Emma, fessurando gli occhi come per mettere a fuoco un bersaglio lontano. Voleva capire fino a che punto sarebbe stata sincera durante quella conversazione.

Emma risollevò il capo schiudendo gli occhi, come se avesse riconquistato quel minimo sindacale di dignità che le permetteva di controbattere.


-Perdonami. Tu vieni qui di punto in bianco, dall'oggi al domani, portandomi dei fiori e chiedendomi di lasciare la persona con cui sto. Come posso farlo?

 
 
 
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