Fading of the day

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Quando la prima luce del mattino bussò alle imposte della finestra, la ritrovai stretta a me.

Io ero sulla schiena e facevo passare il mio braccio sotto il capo di Elisa che era accucciata con la testa contro il mio torace. I suoi capelli biondi, sciolti, invadevano parte del mio corpo, le sue labbra appoggiate contro la mia pelle emanavano il calore del suo respiro. Il suo corpo morbido e lucido: potevo sentirne il profumo a distanza, come se fosse appena uscito da un bagno caldo.

Sul comodino la scatolina blu ci osservava soddisfatta: ben presto le nostre dita avrebbero dato asilo al suo contenuto. "Appena avremmo risolto questo impiccio" - mi aveva promesso Elisa - "appena questa storia sarà alle spalle diventerò tua moglie". Quelle parole mi risuonavano in testa soffici come la sua pelle che ora mi avvolgeva, centimetro su centimetro.

Ad un tratto sentii un un'irregolarità nel suo respiro: Elisa mosse un po' la testa e rilassò le guance in un'espressione di beata rilassatezza. Mosse le labbra e, con un gesto involontario, baciò la mia pelle delicatamente. Le passai, leggero, una mano tra i capelli e sembrò sorridermi. Le diedi un bacio sulla testa ed aspirai quella fragranza di fiori e miele che aveva il sapore dei campi a primavera.

Verso metà mattina mi alzai, cercando di fare meno rumore possibile. Avevo in mente di preparare una di quelle colazioni che la mia metà anglosassone bramava da giorni. Era una cosa di cui non avevo avvertito la necessità durante il soggiorno catalano, ma che ora, nelle fredde lande scozzesi, si riproponeva di gran carriera. Le "english breakfast" erano un tripudio colesterolemico non indifferente: uova, bacon, pane tostato, formaggio: la tradizione voleva anche black pudding e fagioli, ma decisi che era meglio rimanere "leggeri"...

Lo sfrigolio del tegame ed il profumo che, pian piano, si spandeva, svegliarono Elisa. Mi raggiunse in cucina con indosso la biancheria intima e la mia camicia della sera prima. Aveva i capelli sciolti e scompigliati: era il perfetto ritratto della studentessa-in piedi-controvoglia. La vidi e mi misi a ridere.

-Ma non ti sembra presto per la colazione?
-Eli, sono quasi le undici...

"Eli", braccia penzoloni, appoggiò una guancia sul tavolo in segno di resa nei confronti dell'ineluttabilità degli eventi.

-Questo ti darà la giusta carica

Le porsi una tazza di caffè. Lei alzò la testa, mi guardò con un sorriso beffardo e aggiunse:

-Se farai così anche da sposati, non mi va poi così male...

La squadrai di sottecchi.

-Signorinella: non è perchè mi piace coccolarti che dovrai fare la scansafatiche...
-Mfmfms mfs  msmfms...
-Eli, con il cucchiaino in bocca non ti capirebbe nemmeno un bambino di tre anni...
-Ho detto che anche io so cucinare
-Ah... e che cosa sapresti fare?

Elisa appoggiò il mento sul palmo della mano, alzò gli occhi al soffitto e, ad un tratto, si illuminò.

-Gli hamburger! So grigliare gli hamburger! Quando l'anno scorso Jim, il cuoco del pub, mancò perchè si era rotto un piede, lavorai per un po' in cucina. Sapevo fare degli hamburger che non ti dico...

La prospettiva dei pranzi domenicali in stile McDonald non mi esaltava. Mi avvicinai e la strinsi a me.

-Eli facciamo così: alla cucina ci penserò io, tu, magari, ti occuperai dela spesa...Ok?

Elisa appoggò il mento sul mio ventre e con la mano ad altezza fronte esclamò.

-Agli ordini signor capitano!

Poi con voce calda e seducente mormorò.

-So che il mio maritino è un cuoco davvero speciale...

Suonò il telefono.

Elisa affondò il viso nella mia pancia e mi diede un morso.

-Ahi! E che c'entro io?
-Niente, tu niente... vorrei sapere solo perchè i rompicoglioni non si dimenticano mai di noi...