Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

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Post n°10 pubblicato il 22 Dicembre 2010 da fading_of_the_day
 

 


La morte smussa gli angoli di una persona. Su questo non ci piove.

Quando si muore è troppo semplice che si perdonino malefatte più o meno grandi compiute in vita, trasformando, sovente, il ricordo in un'ode al "caro estinto". L'eccessivo buonismo in taluni casi, si trasforma in ipocrisia, o peggio, nella totale negazione del suo "lato oscuro". E una prassi tanto deprecabile quanto consolidata tra gli esseri umani. Chissà, forse, l'origine si perde nella notte dei tempi. Anche perchè, a dir la verità, in caso contrario, non avrebbe molto senso.

Ma per lui questi discorsi non valevano.

Nell'immaginario collettivo aveva sempre avuto una condotta irreprensibile, un signore nei modi, sensibile al sociale, campione nel proprio lavoro come pochi. Per lui la morte, più che un semplice cambiamento di stato corporeo, era coincisa con l'esaltazione della propria grandezza, aveva sublimato il suo karma a livelli quasi celesti. Un po' come accadeva nei tempi antichi per gli eroi greci che, sorpresi dalla falce in giovane età e nel momento di massimo fulgore, acquisivano con la morte un'aura di magnificienza.

Ayrton era stato un mito per tanti negli anni '80. I bambini di allora conquistati dalla sua disarmante bravura e semplicità, sognavano di imbracciare un volante e girara in pista come lui. Sorpassare i nemici di sempre in staccata, rovesciarsi un bottiglia intera di champagne addosso dal gradino più alto del podio, o, più semplicemente, sedersi in un claustrofobico abitacolo e sentire dietro il V12 che faceva tremare le costole e galleggiare su e giù lo stomaco come in un walzer.

Tra questi bambini c'era Luca. Osservava la livrea biancorossa della McLaren Honda rapito dai fianchi larghi, dalle grosse prese d'aria e dall'alettone posteriore su cui campeggiava, inconfondibile, il marchio Marlboro. Il numero 1 sul musetto diceva "il campione sono io. E nessun'altro", mentre il casco giallo-verde di ispirazione carioca ne smorzava quasi i toni, metteva allegria, rendendo chi lo indossava meno serioso e più umano.

Ricordava ancora vividamente quel giorno, quella maledetta domenica di maggio di quasi vent'anni fa, quando tutto finì tragicamente contro un muretto. Riguardando quel filmato, pianse come allora, come se i tanti anni passati non avessero minimamente addolcito il sapore della tragedia. La sentiva ancora viva, famelica, reale dentro di sé.

Non era facile farlo commuovere, fargli provare emozioni. Ma c'erano cose che lo smuovevano dentro e che non poteva e non sapeva gestire. Nonostante gli desse fastidio non poter controllare tutte le variabili che incontrava sul suo cammino, in quei casi si rassegnava a far un eccezione e decideva di farsi trascinare, di adagiarsi in balìa di forze sconosciute ed imprevedibili.

Così fece quella sera, decretò che aveva bisogno di un'iniezione di caos interiore. Quanto basta, giusto per fargli ricordare che esisteva anche il lato sinistro del cuore. Ma l'emersione dalle paludi dell'anima fu più rapida di quanto preventivato.

Qualcosa lo riportò alla realtà. Si innervosì per il brusco risveglio, infastidito da un familiare quanto irritante suono digitale. Era lui, msn, il maledetto seccatore. Si dimenticava sempre di disabilitarlo e lui, l'infimo, si connetteva in automatico, tramando alle spalle della propria vittima come un icneumone.

Emma, gli voleva parlare. In un istante si riebbe, rimettendosi la propria maschera da cinico farabutto. Non voleva farsi trovare impreparato, voleva cantargliene quattro dopo l'ultima volta.


-Ciao Luca
-Credo che tu mi debba qualche spiegazione...


Digitò secco rompendo i convenevoli.


-Puoi essere più chiaro?
-Beh non credo che ci sia troppo da essere chiari. Mi hai scritto una mail, mi hai cercato... E poi ad un certo punto "arrivederci e grazie" senza un perchè.... Ti basta, che dici?
-Hai ragione, solo che ad un certo punto non ce l'ho fatta più a parlare... Ti chiedo scusa...
-Ah.... e poi soprattutto... Cosa vuoi da me? Mi hai parlato di Danny, cosa ti serve sapere?
-Nel tuo blog avevo letto molte cose che diceva spesso Danny e quindi ho pensato che, forse, vi conoscevate.... Tutto qui.
-Come ti ho detto ci siamo conosciuti su un forum. Ma non so nulla di più su di lui. Perciò se cerchi indizi sulla sua scomparsa stai sbagliando di grosso.
-No, non è questo vedi. Quando mi capita di leggere qualcosa che lo riguarda, non so cosa mi prende. E' come se quelle parole lo mantenessero ancora in vita. Lo so sono una stupida....


Le ultime due frasi Luca le sentì pesanti come macigni. Uno schiaffo alla sua perenne imperturbabilità. Provò un sentimento nuovo e sconosciuto. Provò tenerezza per qualcuno che sentiva debole in quel momento. D'un tratto la maschera si slacciò da dietro la nuca, lasciandolo senza parole. Reagire in quel momento per lui era un atto tanto dovuto quanto difficile da articolare. Si sentiva nudo, inerme, privo di difese.

E la maschera era lì, ai suoi piedi. Impotente.



 
 
 
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