Fading of the day

Monopoly Of Truth

Due leggeri colpi con le nocche alla porta dello studio.
Lui, gola secca, sapore di amaro in bocca, cercò di deglutire.

-Ciao, disturbo?

Lui avrebbe voluto dirle di si. Avrebbe volute chiederle di andarsene. Ebbe uno scatto che subito represse.
Avrebbe desiderato che il suo profuno da bagnoschiuma alle mandorle non avesse mai attraversato l'esigua fessura tra la porta semichiusa e lo stipite.

-Stai lavorando al tuo nuovo romanzo?
Gli sussurrò con voce flebile, constatando la pila di fogli ammucchiati in un angolo della scrivania.

-Già, o quantomeno ci provo.
Lui alzò gli occhi e lasciò cadere la penna. Lei si avvicinò con circospezione come se si stesse affacciando alla gabbia delle fiere.

-Ehi...

Lei fece per toccarlo, lui sobbalzò all'indietro.
Lei allungò la sua mano. Lui la ritrasse. tornando a fissare la pagina desolatamente bianca. Socchiuse gli occhi: riusciva a vedere i suoi caapelli che le incorniciavano il viso come il sipario di un teatro.
Tra loro il silenzio come una tortura.

-Dimmi cosa c'è
Chiese lei con  semplicità, rompendo la sottile membrana che li avvolgeva.

Lui sentì il suo battito accelerare. Alzò gli occhi per fissare il vuoto oltre la finestra, il vuoto che sprofondava nel buio della notte come un treno in corsa. Ma il risultato era sempre lo stesso. Continuava a vedere lei, Faith, sua moglie. Lei e la sua innocenza. Vedeva lei esattamente come gli appariva in quel momento. Con la sua camicia da notte bianca ed i boccoli neri che scendevano dallo chignon.
E pensò che non era giusto farle tutto quello

-E' per il romanzo vero? Ci sono problemi?
La sua voce trafisse il silenzio come un sogno non voluto.

-E' per il romanzo si.... Mi trovo in un punto morto.
-Capisco...
-Qualsiassi cosa scriva, dopo dieci minuti non mi piace più. Straccio il foglio e ricomincio daccapo...

-Sei sicuro che sia solo questo?
Chiese lei con dolcezza.

Lui si spinse via con la sedia, come per allontanarsi. Dal suo romanzo, da lei.

-Sono solo molto stanco
La voce grattò il fondo della gola, come per portar via un corpo estraneo.

-L'ho notato, ed è per questo che continui ad ammazzarti di lavoro?
Accennò lei con fare sarcastico.

Le ramanzine di Faith erano inattaccabili. L'unica via d'uscita era cercare di mettere in mezzo qualcun'altro.

-Faith: sono indietro di una vita con il romanzo. Gli editori mi sono alle costole con le scadenze di pubblicazione e tutto il resto.

Simon portò una mano alla fronte iniziando a massaggiarsi la tempia con un dito.

-Forse è il momento di rallentare. Non risolverai nulla intestardendoti così.

-E cosa dovrei fare? Prendere il primo aereo ed andarmene in vacanza?
Alzò il tono e subito se ne rese conto.

-Scusa Faith non dovevo...

-Non preoccuparti. Lo so che si tratta di questioni tue del lavoro e così via. Solo che mi manchi, ti sento sempre più distante.
Rivorrei indietro il mio Simon, il Simon di qualche tempo fa. Ecco tutto...

Lei aveva assunto quel tono irresistibile, quella voce dolcissima, comprensiva, rassicurante che lo faceva sentire un bimbo triste, pentito dopo una marachella.
Faith era un angelo, la moglie che tutti avrebbero desiderato. E lui la aveva.
Ma stava facendo di tutto per perderla.