Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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Spellbound

Post n°36 pubblicato il 15 Aprile 2011 da fading_of_the_day
 

 



Seppur nella luce chiara di quel primo pomeriggio non fosse stato per lui così buio, se solo fosse stato in grado di vedere oltre quelle nubi basse e gonfie, avrebbe avuto tutto molto più chiaro; avrebbe osservato la vicenda da un'altra prospettiva; avrebbe potuto metabolizzare i perchè del rifiuto in maniera più lucida, più serena. Con un pizzico in più di sano raziocinio a bilanciare l'estrosa lungimiranza propria di chi ha maturato esperienza per lo stare al mondo, sarebbe riuscito a distinguere i particolari, senza che ad illuminare la scena fossero dovuti intervenire i fari accecanti e frettolosi di un'auto, che strisciavano nell'oscurità sulla pioggia. Quella pioggia che cadeva grave sulla terra, molle come un vecchio materasso abbandonato, dimenticato in una discarica.

Se solo quel giorno avesse mostrato un'attitudine diversa, forse il sentimento di disfatta sarebbe maturato poco a poco, permettendogli di elaborare il lutto finale con compostezza, con la dignità di chi ha la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per evitare il peggio. Se solo quel giorno avesse intinto il cuore in un secchio di bianco pragmatismo, forse sarebbe riuscito, una volta e per sempre, a liberarsi dal suo incantesimo.
Ma così non fu.


-Mi piacerebbe capire il senso di quella poesia
-Semplice: l'altro giorno pensavo a te e di getto mi sono venuti quei versi


"Semplice" e disarmante.


-Insomma....devo prenderlo solo come un regalo o c'è qualcos'altro?



Emma esitò un attimo.


-...E' un regalo... Sai che ti voglio bene...
-Se è per questo, anch'io....
-Senti, non voglio essere brusca e non voglio che le cose tra noi si complichino ancora...
-Perchè ci sono state mai "cose" tra noi, scusa?


Luca provò di nuovo la carta del sarcasmo, ma quella volta non ci fu alcuna reazione negativa. Quella volta ci fu solo della pallida indifferenza


-....devo dirti una cosa. Una cosa molto importante e so che finchè non te la dico, non riuscirò a liberarmi da questa cupa angoscia che mi opprime.
-Vorrei che andassi al punto...
-Sai.... E' che.... Accidenti come è difficile...


Emma esitò di nuovo.

Il fruscio metallico della linea disturbata dai tanti chilometri deformava il tempo, lo rendeva come una sorta di curva ansiosa, complicata, che opprimeva la stanza da letto rendendola inospitale, sfuggente.
La tensione accresceva la solennità del momento, gli faceva fischiare le orecchie, tremare gli occhi e vibrare lo stomaco come all'atleta olimpico sul podio che aspetta l'inno nazionale.


-Che sarà mai di così grave?

-Vedi Markus....ha chiesto la mia mano...


Un'inattesa pedanteria classicista si era impadronita della voce di Emma.
L'imprevisto particolare non fece altro che aumentare le distanze tra i due.


-Cioè?
-Insomma.... Mi ha chiesto di sposarlo. Pensiamo di fissare le nozze in autunno



Dall'altro capo del ricevitore si udì un lontano canto di balene perso nel silenzio del profondo abisso.


-Pronto ci sei?
-Cioè....insomma vi sposate? Così presto?



La voce tremula non riuscì a dissimulare una ricca dose di sorpresa mista a delusione.
Quel "così presto?" aveva le fattezze di un rimbrotto materno. Ma era debole come un inutile e scaramantico "Ave Maria" strappato ai polmoni prima che ceda la terra sotto i piedi. Quel "così presto?" era sgraziato come un pinguino che barcolla sul ghiaccio da un piede all'altro senza una meta precisa.


-Beh....si, te l'ho appena detto...
-Beh....allora...cosa vuoi che ti dica....congratulazioni...



Ogni "beh" era il tonfo sordo di una cima mollata dal marinaio.
Ogni "beh" aveva l'odore acre della punta annerita di un fiammifero appena spento.


-"Congratulazioni"?? E' tutto quello che sei in grado di dirmi?
-Emma, vorrei che tu non rendessi le cose più difficili di quello che sono...



Il suo tono si fece d'improvviso grave. L'insicurezza lasciò rapidamente il passo alla rabbia.


-Sai cosa sento per te
-In realtà non lo so cosa senti per me.... Insomma, non hai perso tempo nel buttarti nelle braccia di un'altra
-Guarda che sei incredibile...
- disse vestendosi la bocca con un sorriso furbesco - credi veramente che gli uomini pendano dalle tue regali labbra? Credi di essere la sola? Tu mi hai detto che non vedevi un futuro per noi due. Ed io mi sono regolato di conseguenza....
-Mi aspettavo che ci provassi un po' di più. Ecco tutto..


Emma non tentò neanche di mascherare l'acuto senso di insoddisfazione che la investì.


-Cioè, tu mi hai rifiutato solo per il gusto di essere corteggiata ancora? Che siamo nel 1800 per caso?
-No no, aspetta... Non fraintendermi. Io non ero sicura di noi due per le ragioni che ben sai. Questo è certo. Però pensavo di interessarti di più, nel senso che mi illudevo mi rimanessi attaccata, non mi dessi tregua e tutto il resto. Forse mi sbagliavo -
concluse con una punta di rassegnazione.


Lui sentì in bocca il duplice, amaro sapore della beffa che andava a braccetto con la sconfitta.


-No, vabbè.. Non ci posso credere.... Sei di una insicurezza disarmante.... Mi stai dicendo che se avessi continuato a romperti le scatole ora saremmo insieme? E' questo che intendi?
-Già.....forse ora saremmo insieme....
-Ma tu non stai bene. Guarda, meglio chiudere qui la conversazione. Sii felice. Anzi, siate felici. Addio.

Click.



L'ostracismo uditivo fu l'aperta negazione dell'evidenza.
Come un uomo del Neolitico che esorcizzava la paura dell'ignoto sbirciando l'alba tra i monoliti di Stonehenge, così Luca ritenne che troncare bruscamente la conversazione fosse un feticcio fetido e sgradevole da sventolare, capace di far appassire una volta per tutte quegli insopportabili, perfetti e profumati fiori d'arancio.

Ma quel click nascondeva ben altro, andava ben oltre una spiccia ed insensibile troncatura.
Celava dentro di sè la frustrazione di non poterle presentare il conto sottoforma di severa inquisizione oculare. Se avesse potuto, Luca, si sarebbe fatto piccolo piccolo. Fattosi risucchiare repentinamente dai forellini della cornetta, avrebbe attraversato i confini delle proprie quattro mura e si sarebbe diretto con la velocità del doppino fino alla prima, inefficente centralina della italica compagnia dei telefoni. Da lì, avrebbe attraversato paesi e continenti per arrivare nella pittoresca Australia, dove sbucando all'improvviso dalla cornetta di Emma, le avrebbe rivolto il più semplice ed inappellabile dei "perchè?".

Ma ciò non accadde.
Non tanto e non solo per le oggettive difficoltà tecniche del trasbordo (che avrebbe richiesto una tecnologia non ancora in possesso dalla razza umana), ma per un motivo più basso e bieco.

L'orgoglio.

 
 
 
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