Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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Autumn Leaves

Post n°29 pubblicato il 11 Marzo 2011 da fading_of_the_day
 


Paura e amore sono indivisibili.
Si può aver paura di amare o amare per paura di perdere.

In un caso o nell'altro, paura ed amore sono sempre lì, uniti che galleggiano a braccetto tra le onde del tempo e le rette dello spazio. Una nemesi dell'altra.
Si contorcono fluttuando, irriverenti del loro intrinseco ossimoro e noncuranti della gravità, assestandosi reciprocamente infime ditate nel costato.

Il sole basso del tardo pomeriggio rifletteva motivi dorati sulle chiome degli alberi in controluce. Le fronde, in parte disadorne, elargivano caritatevoli e maturi tributi rossastri al verde del sottobosco, regalando un tappeto di foglie ramate che attutiva l'alternanza dei passi, rendendo irrealmente agevole l'oscillante allineamento delle anche.

Per quanto cercasse di controllarsi, le riusciva impossibile non far affiorare almeno una piccolissima scheggia di quell'iceberg sommerso che era la sua vita. Certi ricordi ritornavano, prima o poi, e, per quanto si sforzasse infastidita di scacciarli via con la mano, di chiuderli fuori dalla porta dei suoi pensieri, non riusciva a liberarsi di loro in maniera risolutiva.

Ad un tratto si fermò, alzò lo sguardo e vide un boschetto di aceri poco distante da lei. Ammirando i grossi fusti, rise malinconica.
Ricordava distinatamente le ore passate a giocare a nascondino, infilata nelle cavità degli alberi o acquattata sanguinolenta su braccia e gambe tra i rovi. Da bambina le pareva che i pomeriggi si espandessero sconsideratamente, che travalicassero i rigidi confini sessantesimali dei minuti e delle ore. 

Allora il tempo non le sembrava scorrere fluidamente, ma rimaneva imprigionato, immobilizzato dalla luce del sole che filtrava tra i rami avvizziti. Si dilatava in quanti estesi all'indefinito sui sassi rigati dall'acqua del ruscello; rincorreva sè stesso seguendo il circolo del vento che raccoglieva i sussurri ed i crepitii degli uccelli; si arrampicava sulle collinette ed indugiava tra le radici emerse come confortato da un abbraccio familiare.

Emma ricordava troppo bene come si trascinava lento il tempo durante l'infanzia. Rammentava bene i sorrisi compiaciuti dei vestitini sporchi di fango e le lacrime delle ginocchia sbucciate, la faccia immersa nel soffice muschio dei tronchi e la merenda che profumava di marmellata d'arance.
Su tutto, solenne ma mai ostentata, rigida ma mai ingiusta, vigilava la maternità degli sguardi rassicuranti.


-Ciao, amore ma dove sei?
-Ma..Ma..Markus... Sono uscita a fare quattro passi nel parco....



Emma mostrò un tono esistante, quasi pudico nel rispondere a quel"amore", inevitabile estensione all'intima complicità della notte precedente.


-Ti ho cercata prima in albergo..
-Non resistevo chiusa lì dentro.... L'Austria è davvero incantevole.....



Un'ottava falsamente squillante accompagnò l'ultima frase.
Quando non era costretta dalle circostanze, Emma preferiva sempre la verità alla bugia, perchè la verità resisteva meglio ai controlli incrociati. Ma quando riusciva a mantenere un'adeguata lucidità mentale, poteva dissimulare da vera professionista i propri stati d'animo. E, in quel momento, seppe camuffare alla perfezione le sue reali sensazioni. Emma era inquieta e nervosa.

Durante la conversazione strusciava caoticamente la suola della scarpa sull'erba come se stesse cercando di appiattire qualcosa senza riuscirvi e, più i toni si facevano enfatici, più aumentava la velocità di quell'avanti e indietro.

Quando la telefonata terminò, si senti pervasa da un'improvvisa sensazione di quiete. Avverti che il battito delle tempie si era rallentato e che il sangue ricominciava a fluire mansueto. Chiuse gli occhi, respirò vivo e profondo ed in lontanza sentì il biancore del soffice frangersi delle onde.

Quell'attimo durò lo spazio di un fiato.
Di nuovo il telefono spezzò il silenzio: questa volta un messaggio, ma non era Markus.


-Entrambi stiamo facendo una stronzata colossale. Dobbiamo vederci e parlare.


Emma esitò qualche secondo nel capacitarsi sul chi fosse il mittente.
Poi realizzò e tutto le parve immediato, limpido. Riusciva a percepire in quelle parole un timore inespresso ed un astio malcelato, figli di un sentimento ancor più arcaico, perso negli abissi della coscienza. L'indeclinabile urgenza della gelosia.

Se paura ed amore sono indivisibili, allora lo sono anche paura ed odio.
Perchè l'odio è una reazione automatica alla paura, di per sè umiliante in quanto sintomo di debolezza.

L'autunno porta con sè soli bassi e refoli incerti su cui si adagiano rossastre le lamelle tremanti.
Le caduche banderuole stanno agli alberi come le paure stanno agli uomini.
Una ad una cedono al suolo, inesorabili verso la loro fine, una ad una emergono rivelate dai piani interrati dell'anima.

Pian piano e senza premura, ondulanti e senza scatti, si fanno strada per far affiorare tutta la pochezza delle debolezze umane.

 
 
 
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LOVING ELISA BROWN 2/2

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