Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

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Post n°60 pubblicato il 03 Agosto 2011 da fading_of_the_day
 

 

Emma strinse gli occhi, inarcandosi in su, in una posa di tiepida indignazione.
Rimase qualche secondo a labbra socchiuse aspettando una spiegazione.

Marcela, approfittando di un momento di stanca alcoolica del panorama clientizio, si era affacciata al bancone. I tacchi alti ed i jeans slanciati sembravano proiettarla oltre il limite invalicabile che separa ciascun maestro del cocktail dai propri discepoli assetati. La canottiera nera, generosamente scollata, poneva sul piatto sbagliato della bilancia due validi motivi a sostegno dell'incupimento di Emma. Mano appoggiata sotto il mento con l'altro gomito disteso sul bancone, osservava compiaciuta il dilatato silenzio da film western che calava pesante come una nuvola di tempesta.


-Ok. Calma. Si tratta di una tua ex, giusto?
-Si te l'ho detto... E non sapevo nemmeno che lavorasse qui. Giuro.



Marcela osservava in silenzio sorniona. Si avvertiva il formicolio delle sue equazioni di vendetta.


-Ok mettiti nei miei panni - sbottò la bionda aussie appoggiando il bicchiere con violenza - riesco finalmente a buttarmi alle spalle i miei problemi, vengo qui e chi ti trovo? La tua ex...


La ruga che, in condizioni normali, le increspava appena il centro della fronte, ora era un solco ben distinguibile. Luca rimase inerte, in compagnia dei ciottoli ospitati dalla sua mente. Lo sguardo di Emma lo trapassò come una fitta rete di pugnali. Era un sguardo che emanava sentenze tanto era torvo. Luca avvertì un soffocante senso claustrofobico. Era come se tutte le bottiglie, le lampade, gli arredi del locale, si stringessero a lui in una morsa asfissiante. Si sentiva privato della liberta delle ampie dimensioni e quella sensazione di occlusione gli rendeva arduo elaborare una valida tesi difensiva.
Ad un tratto riuscì a distogliere lo sguardo da quel piccolo mondo.
Abbracciò con gli occhi la nitida luce del faretto in un angolo e respirò ampio.


-Emma, tu credi veramente che io non voglia tutto questo? Credi che non abbia lottato per quello che ci siamo costruiti? Credi veramente che se mi interessasse lei, avrei fatto quello che ho fatto per avere te?


Emma rilassò la fronte. D'improvviso la ruga scomparve, come riassorbita da un cuscino di gommapiuma. Distese lo sguardo e le fossette ai lati delle labbra.


-Amore, ti credo.
....


Lei lo guardò languida, porgendogli la mano a dita aperte. Aveva bisogno di sentire il suo contatto dopo quella fase di nervosismo. L'ego di Marcela precipitò dal bancone, con il fragore di una cassa di calici di cristallo che si frantumano.


Luca si voltò con un sorriso eloquente ed un po' eccessivo nelle sue fattezze da canto di vittoria.


-Signorina, allora un Margarita ed un Metropolitan. Grazie.

"Voy a ponerte cianuro..."


Sibilò fra sè l'ispanica lingua biforcuta.

Luca si avvicinò con lo sgabello ad Emma e, con il tono più calmo che potesse raccogliere dentro di sè, la rassicurò, dandole, al contempo, l'esatta dimensione della realtà.


-Tesoro, lo sai che voglio te e basta. Non credere alle storie che potrebbe raccontarti. Sarebbe in grado di dirti che stiamo ancora insieme...



Luca accantonò qualche secondo per permetterle di incassare il colpo.


-Vedi, Marcela è una brava ragazza. E' una sognatrice, una vera "pasionaria" con la propria vita e quella degli altri. Lei vive alla giornata. Assapora il sabato senza preoccuparsi del lunedì.



Emma distolse lo sguardo verso un punto indefinito della sala e ciondolò la testa qualche istante prima di parlare.


-A me interessa solo che non sia un ostacolo per noi. Se si metteraà in mezzo gliela farò pagare


Luca sospirò lungo, in maniera così intensa che sembrò prosciugarsi il volto.


-Vedi, lei è ancora molto legata a me. E' solo un po' gelosa,  possessiva. Come tutti i latini, del resto...



Emma tirò un lungo sorso dal calice a triangolo. Contrasse le labbra in un'espressione  metà tra il disappunto ed il rammarico. E scosse la testa.


-A me non interessa ciò che è o che non è. Deve stare alla larga da noi.


Luca ondeggiò all'indietro, barcollando sotto il peso di quella sferzata. Non l'aveva mai sentita parlare con quel tono così perentorio. Quella nuova versione di Emma lo faceva sentire come il conducente su un tratto di ghiaccio nero: poca aderenza e molti futuri in gara per essere la sua prossima realtà.

In più c'era un altro aspetto che lo aveva colpito. Quel "deve stare alla larga da noi", suonava si come minaccia, ma era anche un chiaro allarme di paura. Emma aveva paura.

Tutto tornava, alla luce della sua evidente fragilità caratteriale, ormai ben assodata. Lei tentava di mostrarsi forte, faceva la voce grossa e le spalle larghe. Ma in fondo aveva paura. Preferiva scappare. Chiunque fosse il nemico. Markus o Marcela, poco importava. Il suo istinto era allontanarsi al più presto.

Luca si perse per qualche minuto orbitando nei circoli dei suoi pensieri. Poi prese il bicchiere e appoggiò la bocca sul bordo. Con sorpresa, come se si fosse dimenticato di ciò che stava bevendo, fu preso in contropiede dal sale del Margarità che gli aggredì la lingua come la puntura di un insetto.

Dolorante si girò verso l'entrata.
L'impatto salino non era nulla a confronto con quello che aveva appena visto.

 
 
 
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