Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

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Decisions

Post n°25 pubblicato il 02 Marzo 2011 da fading_of_the_day
 


Con slancio malinconico, alcuni trovano più confortevole chiamare "occasioni mancate" le proprie scelte.

A ben rifletterci, questa elucubrazione incorpora in sè una certa dose di amarezza: l'essere consapevoli che la decisione presa pregiudica il cammino di chi la intraprende. Come se non bastasse, si materializza anche un senso di frustrazione, in opposizione all'aspettativa ingenerata dalla scelta.

La verità è che si tratta di situazioni marginali e per nulla esemplificative dell'umano agire. La realtà è molto più scontata per l'elementare ragione che la maggior parte di tali scelte è consapevole.

Semplicemente - detta con rigore deterministico di causa-effetto - le occasioni rendono le persone migliori o peggiori. A seconda delle circostanze

Prendiamo Alessia, ad esempio.
Aveva sempre giocato il ruolo da femme fatale, di donna che poteva avere ciò che desiderava solo agitando femmineamente le palpebre. Aveva avuto l'opportunità di vivere una relazione con Luca ma, senza apparenti e valide ragioni, di punto in bianco, aveva tirato una bella riga obliqua sui loro sei mesi di rapporto. Ora era lì, con in faccia stampata la malinconia della domenica pomeriggio, che chiedeva - quasi implorava - la possibilità di riallacciare un legame. Gli aveva confessato che mollarlo era stato un errore, che era pronta ad assumersi tutte le responsabilità. Che ora avrebbe fatto carte false per riaverlo

Prendiamo Luca, ad esempio.
Uno che da un certo punto in poi della sua vita non era stato in grado di condurre un rapporto sano ed equilibrato con la platea femminile, addossandole tutte le colpe di una supposta e conclamata incomunicabilità. Aveva avuto l'occasione di stare con Alessia e, complice l'ostentata noncuranza e l'energica intransigenza che da sempre connotavano la sua indole, l'aveva persa. Era stato scaricato si, ma le colpe non stavano tutte dall'altra parte, anche se i modi ed i tempi costituivano una chiara aggravante. Ora aveva l'occasione della vita. Prendere di petto Alessia, metterla innanzi al fatto compiuto ed intascare un bell'assegno in bianco come risarcimento.

Ma a lui mancava il killer instict  in quelle circostanze.
Nonostante la sua pragmaticità e l'irriverenza a tratti dadaista verso i sentimenti umani, non aveva minimamente infierito sulla preda rantolante. Non l'aveva azzannata alla giugulare. Bensì, le aveva offerto cure e riparo. Non che ci si fosse rimesso insieme così, su due piedi, ma aveva lasciato una porticina aperta. Doveva pensarci, riflettere.

Perchè lui era un'esperto del riflettere, un cultore dell'attesa riempita di nuvole cerebrali. Aveva mantenuto una compostezza orlata di un un manierismo ormai estinto, ingoiando l'espressione di puro godimento che lo stava investendo con abbacinante intensità. Aveva sorriso in modo non spiccatamente spontaneo, offrendole con larghi sorrisi il suo aiuto.

Ciò che aveva fatto era poco familiare al suo carattere, anzi era intrinsecamente infamiliare. Roba che anche un compilatore di guide telefoniche sarebbe rimasto colpito dalla mancanza di familiarità di quell'atto.

Si era trattato di un slancio di ecumenica indulgenza? Oppure c'era un piano dietro?

Forse la verità era un'altra.
Forse lui sentiva o aveva sentito effettivamente qualcosa per lei. Forse aveva voglia di riprovare.


-Ho l'impressione che tu mi stia evitando....


Ecco, ad un tratto sembrava che il pianeta femminile si stesse coalizzando. Per un momento, riavvitavano i mascara da guerra, riponevano nella trousse il batuffolo della cipria e, in nome di una idealizzante quanto incostante solidarietà, levavano giunte il canto di guerra.

Ad attaccarlo su due fronti, ma con modi e tempi differenti erano Alessia ed Emma. Prima l'una e poi l'altra. Luca si sentiva come il corvo solitario che, zompettando sull'erba, stringe le spalle e, con noncuranza verso il mondo attorno, si liscia la fuliggionosa livrea con il rostro.


-Avevo un appuntamento e non ho sentito il cellulare



Per pigrizia, distese sul tavolo accusatorio la motivazione più attaccabile.


-Con chi eri?


Insinuò lei, con tono coniugalmente inquisitorio.

Lui si indispettì, indisponendosi non poco per quell'eccesso di confidenza. In fondo, non stavano insieme e non vedeva perchè fosse necessario darle spiegazioni. Ebbe, tuttavia, il buon senso ed il tatto di mostrarsi accomodante.


-Mah, nulla di che.... Ho preso un caffè con un'amica...



Ecco, un'amica.
La prima bugia della conversazione era stata detta; la prima scelta era stata presa: evitare come la peste l'appellativo "ex-fidanzata".

Emma tacque annegando in un prolungato ed eloquente silenzio. Quel silenzio, era la muta colonna sonora che faceva da sottofondo alla sua personale scelta: non scegliere.

Insolitamente per il suo carattere, aveva deciso di posticipare la sua decisione, ponderarla, penzolante tra cuore e ragione, tra presente e ricordi. Aspettare, con tutti i rischi che ciò comportava.

Perchè i sogni sono come un pacchetto di cracker  in fondo al pesante zaino di un accaldato studente: più passa il tempo e più si sbriciolano. Sta a noi scegliere se mangiarli subito o aspettare e morire di fame.

La vita è una questione di scelte.
Basta prenderle e non aver paura di sbagliare.
Perchè anche gli errori sono la materia prima indispensabile per la conoscenza di sè.

 
 
 
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