Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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Slow River

Post n°62 pubblicato il 22 Agosto 2011 da fading_of_the_day
 


Quella notte era una di quelle notti in cui l'oceano intero sembrava filtrare morbido attraverso l'aria, rendendola umida e creando nuvole di foschia che sembravano alberi di navi vichinghe fantasma. Le luci sul lungotevere erano la darsena di un porto antico e giallastro, quieto dopo lo straziante andirivieni diurno di ancore e sirene.

L'atmosfera sarebbe stata da mano nella mano e da bacio labbra fra labbra.
Ma il sibilo del vento fu più sinistro del cigolio della porta segreta di un vecchio castello.


-Amore, ho investito tanto su di noi. Ho preso le mie cose, sono salita sul primo aereo e sono venuta da te. Non ci ho pensato un attimo. L'ho fatto e basta. Però devo potermi fidare di te.



Emma gli era di fronte e gli teneva entrambe le mani con le sue opposte. Per effetto dell'altura da passerella, lo guardava dall'alto in basso, e l'aria era quella corrucciata della maestra elementare, buona ma irreprensibile.


-Non posso far altro che ripeterti ciò che ti ho detto poco fa...



Si staccò da lei, un po' infastidito dalla reiterata accusa. Facendo qualche passo verso il parapetto del ponte si affacciò. Sotto lo scorrere del fiume, lento come la notte stagna d'estate.


-Il fatto è che io ho paura e non voglio perderti. Ho paura. Capisci?


Emma si strinse tra le braccia come una bambina che ha freddo.


-Io vorrei capirle le tue paure. Perchè vorrei vedere davvero quello che c'è dietro. Vorrei vederla in faccia la strega che ti spaventa

-Non è così semplice. Ascolta: la verità è che le mie non sono semplici paure. Dietro c'è qualcosa di concreto, di doloroso.
...


Emma abbassò lo sguardo, scostando il viso di traverso. Luca strinse gli occhi per mettere a fuoco quelle parole, percependone l'estrema pesantezza, gravità. Ebbe la netta impressione di aver toccato corde molto profonde e vide un'Emma diversa da quella che aveva conosciuto fino a quel momento. L'aveva sempre vista come una piccola creatura del bosco, dall'entusiasmante ardore e, si, anche dalle piccole paure, che le facevano sbattere le ali del cuoricino. Ma si rese conto, in quei pochi secondi, che c'era dell'altro. Un mostro ben più oscuro dei banali e quotidiani timori. Era come se Emma, fino a quel momento, avesse inviato una sua emissaria, una sua foto a grandezza naturale, per nascondere ciò che si contorceva nella sua pancia. Per tutto quel tempo aveva lasciato la sua anima a raggomitolarsi in qualche angolo buio e sporco. Emma ora mostrava un volto sofferente, mostrava occhi immutabili, incastrati in un volto di donna che cambiava.


-Sai - riprese lei massaggiandosi una spalla - in tutta la storia di Danny c'entro anche io


Luca indietreggiò di pudore sentendo pronunciare quel nome. Aveva sempre nutrito un profondo rispetto per il passato di lei.


-Vedi - proseguì lenta come il fiume che scorreva di sotto - quel giorno, quel maledetto giorno in cui ci fu l'incidente, io e Danny avemmo una discussione.


Luca rimase in silenzio, attendendo che le ali del passato si spiegassero, emergendo dall'oscurità.


-Ti avevo accennato che  lui aveva studiato in Svizzera.  Il fatto è che lì conobbe una ragazza di quelle parti, una sua compagna di corsi


Si avvertiva la crescente tensione delle sue parole, che, come monolitici blocchi di gomma, impedivano al resto del mondo di avvicinarsi.


-Non è necessario che me ne parli se non te la senti



Emma non raccolse l'invito. Lo strato di trance  in cui versava la rendeva insensibile a qualsiasi  sollecitazione esterna.


-Questa ragazza, Caroline, mi pare si chiamasse, prese a frequentarlo.  Piano piano si innamorò di lui. E non so dirti, non ho voluto mai approfondire, se anche Danny provasse qualcosa. Solo io so quanto vorrei che non avesse ricambiato...


Emma si fermò in preda all'emozione. Piccoli ruscelli luccicanti venivano giù sul viso. E le dita non riuscivano a contenerli.

Dopo qualche attimo si riprese e proseguì.


-Per fartela breve, non si accontentò di tampinarlo solo lì, a Ginevra, ma ebbe anche la faccia tosta di prendere l'aereo e venire in Australia. E non è finita...



Fece di nuovo una pausa. Quel racconto doveva costarle molto in termini di sforzo interiore. Ogni parola era pesata, ricercata, estratta con forza, come un mattone portato via dal muro del suo passato.


-...un giorno venne da me. Io non avevo la minima idea di chi fosse, giuro. Per me lì Danny era santo in terra straniera. Quella lì, quella puttana, ebbe la faccia tosta di fermarmi davanti casa mentre rientravo, dicendomi che ormai lui era suo e che io non dovevo mettermi in mezzo. Usò parole durissime "lui non ti ama più. Abbiamo fatto l'amore: lui ormai è mio."



Luca respirò qualcosa di ancestrale dalle ultime parole. Quell' "abbiamo fatto l'amore: lui ormai è mio" suonava come una specie di ius primae noctis del tradimento. L'atto (o presunto tale) in sè era talmente forte, che rivendicava automaticamente la stretta ed esclusiva proprietà di Caroline verso l'uomo con cui era stata.  In un batter di ciglia gli si compose tutto il quadro della situazione davanti agli occhi. Emma, Marcela, Laura. Quelle parole portarono una serie di deduzioni immediate. Capì che Emma stava rivivendo fantasmi mai scacciati definitivamente. E rabbrividì.

Emma restò in silenzio, regalando alcuni momenti di attesa, affinchè le parole si fissassero bene nel cielo scuro. Come scie di aerei che diventavano tracce di gessetti sulla lavagna nera del firmamento, Emma voleva che le sue parole andassero bene a segno. Pretendeva che il parallelismo, messo in bella mostra, fosse qualcosa di più di un cliché traslato nel presente.

Continuò a tacere per alcuni minuti. Dalla sua espressione evaporava tutto il disprezzo verso colei che aveva avuto il suo uomo.

L'odio si trova esattamente al polo opposto dell'amore. Te ne accorgi quando vuoi vedere morta la persona che ti sta rovinando la vita; quando vorresti far precipitare il suo aereo e, pazienza, per gli altri trecento disgraziati che gli siedono attorno.

L'odio è il meno didascalico dei sentimenti, perchè per crescere ha bisogno di nascondersi nelle fogne dell'animo.

L'odio ha l'odore fetido dei topi di una grande città.

 
 
 
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