Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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Post n°216 pubblicato il 15 Giugno 2015 da fading_of_the_day
 

 

Nicolas appoggiò la testa al cuscino ed i fotogrammi rapidi, quasi violenti, di qualche ora prima, presero a scorrere nella sua mente fluidi e rilassati.

Le mani di Sophie.
I suoi occhi.
Le sue labbra sulla pelle.
"Non sei il primo ma è come se lo fossi" - gli aveva sussurrato.


E poi... E poi si erano concessi l'un l'altro, annullando i consueti parametri delle grandezze fisiche, elaborando geometrie nuove da cui lo spazio convenzionale fuggiva impaurito. Sophie si era presa possesso del suo corpo con tutta la delicatezza possibile e lui si era annullato in lei totalmente, abbandonandosi al piacere di sensazioni sopite, che avevano risvegliato in lui una fame ed una sete dai contorni fiabeschi, ancestrali.

Lei ora era lì, accanto a lui. Distesa placidamente, dormiva a pancia in giù e lui preferì immaginare che tale postura non fosse frutto del caso, ma, bensì, della volontà di dei piacevolmente coinvolti dall'estetica. Perchè così per Sophie era possibile rivelarsi in tutta la sua bellezza.

Sul cuscino erano sparsi i suoi capelli biondi, sottili nastri dorati sfuggiti all'incantesimo di una fata, luccicanti scintille sempre accese di una candela profumata. Lungo tutta la schiena correva il binario della spina dorsale, che moriva contro le sue natiche, colline ricoperte di neve
che emergevano dal busto. Nicolas vinse l'istinto di percorrere con le dita i sentieri che collegavano dune e praterie, tanto sarebbe stato delittuoso turbare una simile opera d'arte.

Riflettè su quella frase, detta da lei labbra su labbra, respirandosi a vicenda, e si cullò nell'illusione di aver davvero attinto alla fonte della sua virginea virtù prima che altri viandanti si fossero abbeverati al suo lago del piacere. La guardò di nuovo e constatò che, effettivamente, Sophie rappresentava il ritratto dell'innocenza: una fanciullezza sfuggevole ma, al contempo, quasi barocca per la qualità con cui si esprimeva.

Richiuse gli occhi con l'intento di riprender sonno e, mentre stava scivolando nelle stanze più basse del suo inconscio, percepì una presenza che si stagliava ai limiti della sua sfera sensoriale.

Pigramente sfessurò l'occhio destro e la vide, appoggiata su un fianco, mano a sorreggere la nuca, Maya desnuda dipinta da un Goya scandinavo.

-Allora non dormi?

Cinguettò lei nell'aria ferma.

Lui le sorrise, si girò di tre quarti imitandone la postura e lei scivolò tra le sue braccia, come acqua di un fiume che si adagiava nel mare, stanca ma soddisfatta del lungo viaggio compiuto prima di approdare alla meritata ricompensa. Sophie lo baciò a labbra dischiuse, spiegando le ali di albatros delle sue lunghe ciglia ancora impreziosite dal trucco. Lui la guardò come ammirasse per la prima volta la neve su una spiaggia e lei sorrise, intrerpretando lo stupore, la meraviglia che il miracolo della sua pelle era in grado di donargli. Una terapia capace di guarire il dolore e la memoria.

Sophie era una dea che cavalcava la nuvola del tempo, irrompeva sull'orizzonte di Nicolas  cambiandone la cromia del tramonto,  la cronologia degli  eventi. Aveva il potere di tramutare la pioggia in neve, l'inverno in estate. La sofferenza in piacere.

Intrecciò nuovamente le sue spire attorno al corpo di Nicolas, come un grosso serpente tropicale abbracciava la sua preda prima di possederla. Lo baciò di nuovo. "Che buon sapore che hai" ammise con un filo di voce, talmente flebile da sembrare trasmesso con la telepatia più che con le corde vocali.

Nicolas e Sophie. Sophie e Nicolas. Rappresentavano la chimica di elementi primordiali che si incontravano per la prima volta, l'istinto primitivo di fluidi che calamitavano le proprie molecole mutualmente. Il tutto avveniva con semplicità, immediatezza, come se quelle due entità si conoscessero dal pincipio dei mondi e si  fossero ritrovate per caso dopo una lunga separazione.

Fecero di nuovo l'amore, ma stavolta Nicolas non vide alcun fotogramma.
Decise di chiudere gli occhi ed abbandonarsi totalmente a quel miracolo che si chiamava Sophie.

 

 
 
 
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