Fading of the day

21

Sinead mi stupì quando il giorno dopo si presentò a casa mia con sole due valigie. Per come conoscevo le donne, avrei scomesso che una dotazione del genere, a malapena, avrebbe potuto accogliere le scarpe e le trousse. Invece Sinead era riuscita a farci entrare tutto il suo guardaroba. Si presentò sull'uscio con un luminoso sorriso e un po' di fiatone.

-Ma potevi chiamarmi: sarei venuto a darti una mano..
-Così c'è più gusto: le cose bisogna guadagnarsele. E poi devo mantenermi in forma...

Quella sera organizzammo una cena speciale per festeggiare il nuovo capitolo della nosra relazione. Sinead aveva insistito per preparre un piatto tipico delle sue origini: lo stufato alla birra. Io avevo accolto con circospezione quell'eventualità: si trattava di una pietanza, sebbene non particolamente elaborata nella preparazione, comunque dotata di passaggi da eseguire a regola d'arte, pena un risultato pessimo nella morbidezza delle carni.

Quando i piatti fumanti fecero la loro comparsa in tavola, dovetti ricredermi: la mia Sin era davvero un'ottima cuoca.

-Sai, non mi piace per nulla quel quadro: mi mette una certa inquietudine addosso - esternò con voce opaca.
-Sin, questa casa avrà più o meno cinquecento anni: non puoi pretendere un arredamento minimal chic...

Sorrisi: Sinead si era trasferita da meno di sei ore e già stava pianificando i primi interventi di "restauro"...

Stimolato da quella osservazione, alzai gli occhi e feci una rapida panoramica delle immense pareti che accoglievano l'ampia sala da pranzo. Sinead non aveva tutti i torti: quella casa era in piedi da più di mezzo millennio e c'erano alcuni particolari che incutevano un certo timore. Ad esempio, quasi a contatto con il soffitto, sporgevano quattro spuntoni di legno scuro. Razionalmente pensai che una volta fossero serviti per appendere arazzi, anche se non ci avrei messo la mano sul fuoco...

A fare da contraltare a quei particolari non troppo piacevoli alla vista, ce n'eranoaltri, tuttavia, che adoravo alla follia. Ad esempio, il grande finestrone ogivale che era posto parallelamente al lato lungo del tavolo da pranzo, offriva una vista mozzafiato sul mare. Quella sera, poi, la luna regalava un lucore radioso, spargendo sulla superficie dell'acqua una miriade di scaglie luminose, che si stagliavano fino alla linea dell'orizzonte come minuscole tessere di un mosaico. Pensai che se nella dinastia dei Sinclair ci fosse stato un pittore, avrebbe passato serate intere ad osservare ed a ritrarre quello spettacolo incredibile.

Mi accorsi, ad un tratto, di provare una sensazione nuova, che pian pian, si stava impossessando di me come un'onda lenta e calda. Sebbene all'inizio fossi arrivato a Kirkwall con alcuna voglia di rimanerci, ora sentivo una certa affezione verso quella casa. E non si trattava solo del fatto che era uno dei pochi legami che teneva in vita il ricordo di mia moglie. C'era qualcos'altro, che, tuttavia, al momento non ero in grado di mettere a fuoco, ma che mi trasmetteva una forte attrazione per quell'immenso palazzo di pietra grigia arroccato sul mare.

Aprii la finestra ed un vento gelido mi raschiò il viso con una sensazione di vetri rotti. Aspirai forte con le narici e socchiusi gli occhi: l'odore che percepivo veniva da lontano, da latitudini remote e fredde e portava con sé il silenzio di ghiacci austeri ed immobili, che si ergevano, al chiarore di luna, imponenti come giganti addormentati.

Poi, un grido acuto accompagnato dall'infrangersi di piatti.

Sinead...