Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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1.

Post n°164 pubblicato il 23 Giugno 2014 da fading_of_the_day
 

In vita mia ho avuto la fortuna di viaggiare molto e, anche in età adulta, mi sono posto sempre nei confronti di questo privilegio con lo sguardo incantato di un bambino. Ogni luogo mi aveva immancabilmente lasciato qualcosa dentro, tanti sentimenti, a volte contrastanti e non sempre piacevoli. Ma c'era una costante: quel lieve formicolio che il brivido di un potenziale ritorno mi regalava.


Amore mio, quando leggerai questa lettera ti renderai conto di una cosa: ho sconfitto il tempo ed era ciò che più desideravo al mondo. L'ho fatto scivolare lentamente dal mio corpo, che ora è freddo come la pietra di questo chiostro e triste come i due cigni che qualcuno ha avuto al crudeltà di scolpire lontani una spanna l'uno dall'altro.
Loro non potranno mai avvicinarsi, toccarsi, baciarsi.
Proprio come noi.

 

Ma ora le cose stavano cambiando, perchè, sebbene quel posto non lo avessi mai visto, prevedevo che, quando sarei ripartito, non avrei avvertito alcun solletico nel ventre. Ciò che stavo per fare non lo facevo per me, ma per mia moglie. O meglio, per onorarne il ricordo.

Quello che mi rimaneva di Eli era una lettera, una fede ed una valanga di emozioni. Tante, troppe, per i pochi mesi che avevamo passato insieme. Qualcuno aveva detto che era meglio aver amato e aver perduto che non aver amato mai, ma in quei giorni incontravo una certa difficoltà nel vedere il bicchiere mezzo pieno. Elisa non c'era più e l'aspetto più sconcertante era che il suo suicidio, almeno in parte, doveva essere addebitato al sottoscritto.


Non voglio annoiarti ripetendoti che ti amo come nessun'altra cosa al mondo, perchè te l'ho detto
mille volte, anzi mille e una. E non voglio che tu pianga, perchè lo so che lo farai. Perchè dietro a quel guscio di uomo maturo, che fa sempre la cosa giusta al momento giusto, che è razionale, ordinato, si nasconde un cuore immenso che sa lasciarsi andare. Ma ora non puoi, no amore ti prego, non lasciarti andare: perchè lo sto già facendo io. Ed ho bisogno di te. Della tua forza.

 

Avevo letto e riletto il biglietto di addio, ogni volta rimettendolo nella sua busta e, ogni volta, tirandolo fuori, con la speranza di trovarci scritto qualcosa di diverso, del tipo "ci vediamo stasera alle sette. Ti amo. Eli". Ed invece no. Trovavo sempre le stesse parole, immutabili, fisse come segni puntellati sulla pietra.

Affrontai quel viaggio con la convinzione di essere ben preparato. Avevo cercato in tutti i modi di elaborare il lutto, di trovare un senso e di pettinarmi la coscienza con arnesi che non fossero di fortuna. Ma era stato un tentativo vano e le ore di aereo erano state popolate proprio da quei fantasmi, gli stessi, che avevo provato a rinchiudere nelle segrete del mio passato.

L'eccesso di orgoglio era il candidato numero uno alla carica di signore del mio oblio. Un peccato non solo imputabile a quel pomeriggio romano, ma piuttosto, fido compagno degli ultimi cinque anni, in cui non avevo minimamente provato a fare un passo indietro. Mi era mancata l'umiltà, la forza per gettarmi alle spalle tutto, cancellare i brutti segni su quella lavagna sporca e riabbracciare Elisa.



E ti prego, amore mio, ti prego, non tormentarti pensando che tu sia la causa del mio suicidio. Perchè sono io ad aver perso la partita. Sono io a non essere riuscita a mettere noi due davanti a tutto ed a tutti. Sono io che non sono stata in grado di farci diventare la cosa più importante al mondo.
Elisa Brown è l'unica colpevole. Elisa Brown è la condannata a morte.



Perchè non ci ero riuscito?

Forse non avevo mai ragionato abbastanza sull'origine delle cose e sulle loro implicazioni: un peccato mortale che aveva gettato nello sconforto la donna che amavo. La colpa più grave era averla fatta vivere nel rimorso per tutto quel tempo, non offrendole alcun'altra opportunità.

Ora le parti si erano invertite, la ruota aveva girato e mi ritrovavo con la punta della lancia diretta verso lo stomaco. Inizialmente ragionai su Kirkwall con l'idea di non rimanerci, ma via via, considerai sempre più concretamente quella come una forma di esilio per espiare le mie colpe. L'immensa e vuota casa, la tomba di Elisa alloggiata nella parte posteriore del giardino, entrambe mi avrebbero fatto compagnia, forse fino alla totale pazzia.


Vorrei che tu ricordassi solo i bei momenti che abbiamo vissuto insieme. Sappi che ogni giorno ti dedicherò un bacio per ogni minuto passato insieme. E lo farò ricordandomi di come ti avvicinavi lentamente alle mie labbra, per poi soffiarci su una collona di fiori intrecciati. Ricordati amore mio, che la mia assenza, la mia lontanza fisica da te, il mio amarti da qui, da un'altra parte dell'Universo: questa sarà l'unica cosa che cambierà, perchè, per il resto sarò sempre la stessa ragazza, quella che un giorno ha incrociato il tuo sguardo tra i tavoli di un caffè.

Quella che sarà per sempre tua moglie.



Non conoscevo nulla di quel luogo perchè non avevo mai voluto metterci piede. Neanche un giorno trascorso nella nostra casa, nella casa dove aveva vissuto mia moglie per cinque anni, in solitudine. Non un solo giorno impiegato per andare a trovarla, per chiederle come stava.

Vergogna.

 

Ora devo lasciarti, ma non piangere, amore mio, ti prego, non piangere. La voglio questa promessa, te la chiedo con gli stessi occhi con cui ti chiesi di sposarmi.
Non farlo, perchè sarò qui, vicino a te, anche se non potrai vedermi.

Tua per sempre.

Eli.

 
 
 
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