Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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Post n°103 pubblicato il 12 Marzo 2014 da fading_of_the_day
 

Elisa era ormai tornata a casa e i segni della terribile notte già si stavano diradando. Provai a chiamarla e rispose dopo diversi tentativi. Prima il telefono non le prendeva, poi squillava a vuoto.

D'improvviso la sua voce, come un gancio in pieno ventre.

-Ciao Jeremy, scusa ma avevo il telefono distante
-Stavi dormendo? Come sti senti?
-Sto meglio tesoro

Ebbi la netta impressione che avesse pianto ed il solo pensiero che potessi essere io la causa mi fece stare male.

-Elisa quando vuoi, se te la senti, possiamo parlare di quello che è successo...
-Io Jeremy...Io... Mi sei mancato da morire. Giura che starai sempre con me! Giuralo!

Urlò con la voce sporcata dalle lacrime.

-Eli, stai tranquilla. Tesoro che ti succede? Non sono scappato via, ho solo avuto un mucchio da fare con il romanzo. Ho il mio editore attaccato alla cintola dei pantaloni e... Mi spiace e mi sento in colpa ora per quello che è successo...

Mi interruppe. Era confusa, impaurita. In sottofondo percepivo una serie di voci indistinte, poi un forte rumore di qualcosa che si rompeva in mille pezzi.

-Jeremy ti prego, posso venire a stare da te? Prometto che non ti darò fastidio. Sto già meglio, ormai mi sono ripresa. Mi occuperò di te. Ti farò da mangiare, farò la spesa. Ho bisogno di stare con te. Per favore...

-Elisa si che puoi... Ma mi spieghi cosa succede? Che problemi ci sono davvero? Dove sei?

-Niente amore, non devi preoccuparti, ho solo bisogno di te...

Era la prima volta che mi chiamava così. Sentii lo stomaco cadere da cinquecento metri.

-Jeremy ascolta: oggi mi organizzo e domani vengo da te. Ok?

C'era qualcosa di strano nelle sue parole e non mi tornava nulla di quella storia.

Rimisi giù con la fastidiosa sensazione di incompiuto.

Provai a riordinare le idee. L'aggressione di Elisa era avvenuta a scopo intimidatorio. Questa era la versione di Scotland Yard e che, dal mio punto di vista, era perfettamente condivisibile. Non si trattava di uno squilibrato che voleva usarle violenza (non lo aveva fatto), non si trattava di furto (non le mancava nulla), non si trattava di tentativo di omicidio (l'assalitore aveva inferto colpi molto lievi). Per cui, razionalmente, restava in piedi un'unica possibilità: qualcuno voleva spaventare Elisa per qualche motivo. Era forse al corrente di qualcosa che non doveva sapere? O peggio: ero io la causa dei suoi pericoli? Poteva darsi che qualcuno avesse attaccato lei per attaccare me?

L'agitazione del momento non mi fece esplorare altre possibilità. Per verificare le ipotesi bisognava indagare sulla vita privata di Elisa, della quale sapevo ancora troppo poco. Fui preso dall'impazienza di sapere, dalla paura di perdere tempo prezioso per bloccare quello squilibrato. Maturai l'impulso di muovermi parallelamente all'indagine ufficiale. L'incolumità di Elisa era troppo importante. Sentivo il dovere morale di essere parte attiva.

Elaborai la strategia iniziale e mi convinsi di partire dal punto più ovvio. Pensai che sarebbe stato utile fare qualche domanda a chi la conosceva da più tempo. Così, la prima tappa che segnai in rosso fu il Kings Wark.

Dopo i fatti della Bank Of Scotland, le parole di Tom mi ritornarono in mente: a cosa si riferiva quando accennava al fatto che Elisa era protettiva verso la sua vita privata? C'era qualcosa che voleva tenere nascosta? Si trattava di segreti familiari o relativi alla cerchia di amici/colleghi/compagni di università? In fondo non sapevo niente di lei. Non mi aveva mai parlato della sua famiglia, non sapevo se aveva fratelli, non conoscevo gli amici che frequentava... se si vedeva con i colleghi. Poi c'era l'università... I suoi ex... Improvvisamente si accesero tanti punti interrogativi, aspetti che non avevo mai tenuto in considerazione prima d'ora.

Mi accorsi che "l'universo Elisa" era per me ignoto. Era una colpa non sapere nulla sulla vita della persona che amavo? No, a patto che, in qualche modo, non la mettesse in pericolo. Non avrei potuto sopportarlo. Elisa era una creatura da difendere. Così minuta, fragile. Avevo una voglia matta di stringerla forte. Mi mancava Elisa.

Mi vestii di corsa. Erano le cinque e volevo arrivare al pub un po' prima dell'apertura e farmi una bella chiacchierata con Tom.

 
 
 
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LOVING ELISA BROWN 2/2

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