Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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¿Quien te crees?

Post n°70 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da fading_of_the_day
 



Il tizzone di tabacco si illuminava al ritmo danzante delle zanzare nelle notti d'estate. Quel puntino rosso fuoco accompagnava l'andare ed il venire delle sue onde d'urto, la sua processione da nave inquieta lungo le distese di asfalto secco che si riversavano nell'immenso lago assolato di Plaça Catalunya.

Capelli corti e spettinati. Sul viso grandi occhiali scuri che celavano in parte i suoi tratti un po' gitani, ispanici. L'espressione imbronciata di chi sta aspettando qualcuno che non si fa vedere da diversi giri di orologio, accentuata dalla disparità delle sue labbra. Quello superiore rimaneva sottile, con il vezzoso piercing nell'angolo destro, sfuggente, mentre l'inferiore, più grande, morbido, su cui si appoggiava il filtro bianco della sigaretta che abbracciava tra le sue spire serpentidi tabacco a buon mercato.

Raquel aveva quello stile un po' sexy, sexy e trasandato ed un po' bohemienne e vintage, con i suoi stivaletti alla caviglia e la sua gonna zingaresca ma corta, dalla quale spuntavano gambe sottili e ginocchia ossute. Raquel era alta e slanciata e se avesse avuto un po' di fortuna - o avesse voluto scendere a compromessi per conquistarsela - le si sarebbero aperte le passerelle di qualche sfilata, come sterminati hangar ventosi di un aereoporto. Nell'interno del braccio destro quasi nascondeva un tatuaggio, una scritta in arabo.

"Ogni occhio ha il suo sguardo" era la composizione di anse ricciolute come l'incisione sul frontone di un palazzo di Damasco.

Raquel trascinava i passi accompagnati dal suo profumo che la rincorreva nelle curve e giravolte e nei rettilinei lenti di bitume appiccicoso dall'afa. Quell'essenza alla cannella le si arrotolava addosso come una cinta, un vortice che dall'incavo dei gomiti, o dai polsi vibranti di sangue puntava dritta al naso ed alla gola e che rimandava al suono di violini tzigani, a sentori di etnie dell'est.

Raquel era tutto questo e molto altro.
Ed aveva anche tutto ciò che le labbra di un uomo potessero mai desiderare.

Quando nelle notti d'estate ardevano i falò sulla spiaggia di Barceloneta, i riflessi ramati del suo rum preferito le avvolgevano le guance, creavano giochi di luce che incorniciavano le labbra sorridenti. Raquel aveva incontrato più volte l'amore su quella spiaggia - quello vero e quello profugo di una notte e basta - ma sempre, prima di baciare, guardava negli occhi il suo lui, danzando nell'aria ogni volta la stessa domanda: ¿Me quieres?


-Questo è ciò che mi hai chiesto, ora non farti più vedere


Nel pronunciarle lei e nell'udirle lui, quelle parole provocarono una serie di esplosioni: una catena di assestamenti interiori, piccole placche continentali che si riposizionavano dopo il terremoto. E il tutto era accompagnato da una sensazione di pesantezza, dalla percezione della forza di gravità e di tutta quella fatica per trasportare in circolo il sangue. Raquel abbassò le lenti fin sulla punta del naso. Comparvero gli occhi scuri come carbone, stretti in una fessura, come un salto in un pozzo. Due buchi neri che aspiravano dalla galassia dell'anima.


-Mi hai capito bene: non farti più vedere


Raquel si girò su sè stessa portandosi dietro il ticchettio da orologio dei suoi passi che si allontanavano lentamente dal suo centro di gravità, dalla manopola di quella macchina curiosa che non perde mai l'olio e che si chiama cuore. Raquel si allontanvava e la sua presenza nell'aria si faceva sempre più debole, un punto sfocato in dissolvenza. La sua voce, le sue risate, diventavano via via più flebili. Erano il brusio di popoli lontani, lo scalpiccio di cascate nascoste oltre la foresta equatoriale. Raquel portava via con sè i suoi passi ed il suo profumo che si infilava stancamente negli angoli delle strade come un serpente grigio e spento.

Raquel si allontanava con gli occhiali abbassati, come una diva che vuole eludere l'invadenza dei fotografi.


"Ogni occhio ha il suo sguardo".

Ma quel pomeriggio non era fatto per guardare.


 

 

 
 
 
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