Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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Post n°166 pubblicato il 25 Giugno 2014 da fading_of_the_day
 

Dopo qualche giorno di isolamento monastico giunsi alla conclusione che era il momento di fare un salto a Kirkwall.

La cittadina poteva vantare poche migliaia di anime e a memoria d'uomo non era possibile ricordare l'ultimo evento  mondano che aveva interessato quelle strade. Tutt'intorno piccole botteghe e caffè in cui sileziosa si snodava la vita dei locali. Dopo qualche isolato di cammino, arrivai nei pressi di un fioraio e decisi che Elisa quel giorno avrebbe ricevuto in regalo un bel mazzo di rose.

La ragazza del chiosco di fiori era una bella fanciulla dalla pelle chiarissima, sulla quale risaltavano due morbide labbra lucide. Gli occhi erano verdi, quasi innaturali nella tonalità tanto accesa e brillante. Ma ciò che colpiva più di ogni altra peculiarità, erano i capelli, rossi come fili di rame ed increspati in maniera ingovernabile, quasi selvaggia. Il nasino all'insù le conferiva un'aria aristocratica, da principessa medievale. Alle prime tre dita di ciascuna mano portava degli anelli, tra i quali spiccava uno in cui era incastonato uno smeraldo di rara lucentezza, che, tuttavia, non insidiava minimamente la grazia dei suoi occhi.

La casualità di quel giorno si trasformò, in breve, in una piacevole abitudine. Quasi ogni giorno passavo a prendere dei fiori da portare dove riposava mia moglie: alternativamente sceglievo rose rosse e garofani bianchi. La commessa, ogni volta che entravo, mi guardava sempre interessata e timida. Avrei scommesso che la curiosità l'aveva solleticata più volte e che era stata, spesso, sul punto di chiedermi cosa ne facessi di tutti quei fiori. Forse aveva invidiato la donna a cui li portavo. Forse, se avesse saputo la verità, una goccia di rugiada le avrebbe rigato il viso. Quello che sapevo, per certo, era che li trattava con molto amore e rispetto, come se fossero esseri viventi. Come se fosse al corrente della storia che quei fiori si portavano dietro. Come se sapesse che in ciascuno dei petali che accarezzava con le sue dita si nascondeva una parola d'amore per mia moglie.

Le mie visite a Kirkwall, con il tempo, divennero estremamete frequenti, tanto che Sinead - così ebbi modo di leggere sul cartellino appuntato in petto - un giorno, prese il coraggio a due mani.

-Signore, posso farle una domanda?

La sua voce cinguettò di un'ottava al di sopra a quella del passerotto che le faceva visita per abbeverarsi nei vasi di begonie. Le regalai un largo sorriso e feci un gesto eloquente con le mani.

-I fiori che lei compra quasi ogni giorno, sono per sua moglie, vero?
-Esatto hai indovinato...
-E' una donna davvero fortunata, la invidio... Lei deve amarla davvero molto.

Gli occhi di Sinead si aprirono come corolle di fiori a primavera, in una espressione di stupore genuino, sincero.

-E sono sicura che anche lei gliene regala: sa, ho tante clienti, bellissime donne, che vengono qui con una certa frequenza e scommetto, anzi sono sicura, che tra loro c'è anche sua moglie...

Sinead sorrise di gusto, con l'espressione di chi era intenta a far mente locale, passando in rassegna le possibili candidate a quel gesto.

-Non credo che tu l'abbia mai vista, ma sono sicuro che lei vorrebbe tanto. Se potesse li comprerebbe per me ogni giorno. Come faccio io.

Il viso di Sinead si rabbuiò di colpo. Captò che c'era qualcosa che non andava nella risposta che le avevo dato e si bloccò nei movimenti al sospetto di aver commesso una gaffe.

-Mi scusi, non volevo essere impertinente. Ho ecceduto nella confidenza, non avrei dovuto...

Staccò gli occhi da me e tornò a fissare l'incarto di cellophane che stava completando.

-E' tutto ok, davvero. Purtroppo mia moglie non c'è più. I fiori che prendo qui li porto dove riposa

Sinead strinse gli occhi, ma il tentativo fu vano. Le cadde una lacrima sulla guancia, che poi  scivolò giù, lentamente, posandosi con dolcezza su una delle rose che stava preparando.

-Mi scusi, sono dannatamente romantica... Posso chiederle, se non sono inopportuna, come si chiamava sua moglie?
-Elisa
-Beh allora - si riprese - sarebbe carino se ogni tanto le lasciasse, insieme ai fiori, anche una poesia. Sarebbe un pensiero stupendo.

Le sorrisi: portava in sè una dolcezza che, se possibile, la rendeva ancora più bella.

-Hai ragione, non ci avevo mai pensato - mentii - è davvero un pensiero dolcissimo il tuo. Vorrà dire che ci rifletterò su e mi metterò al lavoro.

 
 
 
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