Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

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Pride And Jealousy

Post n°212 pubblicato il 12 Maggio 2015 da fading_of_the_day
 

Tutto in quella sala trasudava successo: dai quadri esposti ed inondati da una luce soffusa ed avvincente, al servizio di catering formale ed inappuntabile, passando per il tintinnio della porcellana contro l'argento.

Sullo sfondo, nell'immenso acquario degli stucchi bianco-scintillanti, dei tappeti orientali immacolati, delle tende damascate, c'erano loro. Uomini che si muovevano sicuri, con la loro andatura ferma, composta, intrisa di quella determinazione precaria di chi voleva raggiungere il massimo fulgore. Architetti, letterati, altri artisti, mecenati, armatori. E donne, donne di tutte le età: vecchie matrone accompagnate da improbabili fidanzati trentenni, signorine con volti incorniciati da tirabaci, signore di mezza età dai tanti sorrisi e dai pochi sogni.

Sotto la luce di barocchi candelabri di cristallo, nulla era stato lasciato al caso: camerieri vestiti da banditori d'altri tempi, bocche che si angolavano per ricevere baci, mani che stringevano altre mani, sussurri nelle orecchie, dita femminee che sfioravano la ricrescita delle barbe.

Quel concerto di campionari umani aveva come colonna sonora un brusio continuo, quello di un teatro durante la pausa tra un atto e l'altro. Un fruscio da cortile esterno, in cui si riconoscevano le voci baritonali degli uomini e quelle più sottili delle donne che, di tanto in tanto, riproducevano risate composte.

Poi c'era lei: il varco spazio-temporale di quel tempio solenne. La frattura nella crosta terrestre.

Lei, che si destreggiava con regalità antica e scioltezza moderna, sorseggiando champagne da calici di cristallo e piluccando, qua e là, tartine al salmone da vassoi d'argento. Lei, che se non fosse stata lei la protagonista della serata, avrei già tagliato la corda in favore di uno dei pub più chiassosi e malfamati di periferia.

La osservavo mentre sorrideva, scambiava battute, si muoveva come una flessuosa mariposa del Centroamerica. Era bella, anzi bellissima, avvolta nel suo vestito di seta, color carta da zucchero, che la fasciava con la morbidezza di una nuvola.

-Mi accompagni al banco dei drink? - le soffiai in un orecchio con un sorriso.

E lei, lei mi fissò come se mi avesse colto di sorpresa con le mani nella marmellata.

-Ecco: ci risiamo, ogni volta che parlo con qualche uomo stranamente ti avvicini...
-Affatto - le feci risoluto creando distanza con il palmo della mano - volevo solo un aiuto per prendere alcuni calici...

Si sedette su uno degli sgabelli ed io sbirciai nell'oscurità del vestito il sottile lembo di pelle che faceva capolino dal bordo della calza come il collo di naufrago assetato. Intuii, dallo spessore, la striscia di tessuto che governava tutto, come il burattinaio che teneva in piedi il suo esercito di latta. Saliva quel sottile cordoncino, su lungo le Ande dei fianchi, per poi morire lungo la direttrice che costeggiava il lago del piacere.

-Quanto ti costa dirmi che sei geloso di me... - sbuffò con sufficienza bevendo un sorso.

Aprii bene gli occhi affinché la sua silhouette calcasse bene la sabbia nella mia testa: era lei la protagonista del mio film di pura follia. Tra impulsi puntiformi e bagliori intermittenti si affacciarono alla mia mente bisogni semplcii e primitivi, come la fame, la sete, l'ansia di un rifugio, la paura dei predatori. E la gelosia.

-Cosa cambierebbe se ti dicessi che sono pazzamente geloso di te? Che mi da fastidio quando gli altri ti guardano con quel desiderio negli occhi, con quel desiderio impellente di sbatterti su un letto?
-Niente, assolutamente niente - fece quasi con sprezzo - solo che, vedi tutta questa gente? Beh stasera sono qui per me, per i miei quadri. E vorrei che tu, almeno stasera, tu mi dicessi la verità

Si girò di scatto ed i riccioli biondi, scappati dall'acconciatura, rimbazarono sulle guance. Gli occhi turchesi catturarono tutta la luce della sala come quelli di un gatto nella penombra. Mi sentii impotente al cospetto del suo talento, di quegl'occhi come due lune potenti, sotto le quali l'oceano spumeggiava e beccheggiava. Ed io facevo a gara con la distesa d'acqua per conquistarmi quella luce morbida come latte. Combattevo contro quello specchio scintillante come il globo di una discoteca.

Si girò ed uno dei suoi orecchini brillò come un lampo, riportandomi alla mente un ricordo, una memoria non visiva, ma uditiva. Il battito del suo respiro la prima notte di nozze. Con umiltà, presi atto di quel ricordo che, una volta di più, mi disarmava, rendeva iniquo qualsiasi dispetto, volatile qualsiasi schermaglia. Mi guardò in quel modo, mia moglie, come faceva da sempre. Ed io capitolai allargando le braccia

Con aria trionfante mi soffiò un bacio dalle labbra lucide,
Ed innanzi alla gelosia, la mia resa fu il suo piacere.

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Commenti al Post:
oltre_ogni_suono
oltre_ogni_suono il 19/05/15 alle 18:00 via WEB
Era da tanto che il tuo spazio taceva, č con rinnovato piacere che ti lascio un commento su questa piccola e nuova storia, ma non per questo priva di intensitą. Al centro della scena abbiamo una donna vanesia, fiera di se stessa e del suo talento e, soprattutto, consapevole del suo fascino non solo artistico ma anche esteriore. Sicuramente, inoltre, č una donna dal carattere forte, magari una dominatrice (in tutti i campi della vita, quindi non fraintendermi). Quasi altezzosa gira per la sala, me la immagino stringere mani e spargere sorrisi e ringraziamenti mentre tutti, uomini e donne intervenuti all'evento, la osannano. Ed ecco, ai bordi della scena dorata, un lato d'ombra: all'inizio ho creduto che si trattasse di un amante clandestino che controllasse che nessuno la importunasse, ma quando mi hai fatto scoprire che si tratta del marito mi sono resa conto che magari, quest'uomo, si sente un pesce fuor d'acqua in quell'ambiente. Magari č un uomo semplice che fa un mestiere tranquillo, da dipendente, ma si vede che ha un carattere debole, sembra quasi sottomesso allo splendore di sua moglie. Ho anche pensato che il loro matrimonio č alla deriva... per poi ricredermi quando lui confessa la propria gelosia e fa scivolare tutto il suo amore nel racconto, nelle metafore e nel bacio finale. Un uomo d'affari, abituato a quella gloria sarebbe stato tutta la sera accanto alla sua donna, l'avrebbe esibita non solo come la persona pił importante della scena artistica ma anche come suo personale trofeo, avrebbe tracciato il suo territorio e avrebbe mostrato l'orgoglio sul suo viso e nei suoi gesti, avrebbe portato la sua donna in giro per la sala appoggiandole un braccio attorno alla vita. Mi fa molta tenerezza quest'uomo che, invece, lascia completamente la scena alla moglie, sembra quasi che volesse fondersi con l'arredo. Ben tornato compagno di viaggio
 
 
fading_of_the_day
fading_of_the_day il 20/05/15 alle 08:32 via WEB
Carissima, bentrovata anche a te. E' un racconto questo che vive di contrasti forti e sottili, se vogliamo. Perchč se č vero che, almeno apparentemente, i due provengono da galassie molto diverse tra loro, č altrettanto vero che si nutrono dello stesso sentimento: la gelosia. Lei per le sue opere, lui per la sua donna. E, chissą, che nel di lui sentimento non ci sia una sorta di trasposizione di quello che la moglie vive per i quadri che dipinge. Potrebbe trattarsi di un passaggio, di una transitivitą davvero interessante, quasi da psicanalizzare nella sua contorsione. Dalla storia, che sembra dire tutto di sč e dei suoi protagonisti, c'č qualcosa che rimane sospeso oltre il punto finale dell'ultima riga. Ci domandiamo se la gelosia di lui verso sua moglie sia davvero reale, indotta ossia dall'amore, o piuttosto un capriccio, un egoismo, verso una creatura bella e talentuosa, pur non priva di difetti. Con questo dubbio ti abbraccio e ti auguro buona giornata.
 
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