Fading of the day

33.

Una volta discesa la ripida scaletta, l'ilarità di Sinead si smorzò: laggiù l'ambiente non era propriamente godibile e scommisi che, in cuor suo, si fosse pentita di avermi appoggiato in quell'avventura. Umidità, polvere, rumori strani ed inquietanti: il mondo sotterraneo era la prospettiva meno desiderabile per una ragazza. Dal canto mio, non versavo in condizioni migliori: sin da bambino avevo un terrore incontrollabile per insetti e creature striscianti di varia forma e dimensione, per cui cercai di guardare il meno possibile le pareti ed il pavimento.

-Chi pensi abbia scavato questo tunnel?
-Non ne ho idea, ma almeno poteva pavimentarlo e approntare un impianto di illuminazione adeguato...

Ridemmo di gusto, perchè era l'unica cosa, assieme alla curiosità, che ci trattenesse dal percorrere a ritroso la scaletta e lasciarci tutto alle spalle. Muovemmo i primi passi e l'impressione fu che il terreno sottostante fosse estremamente stabile, roccioso dalla consistenza che si poteva percepire: immaginai che non fosse stato banale lavorare con utensili non avanzati per ricavare quel cunicolo. Nonostante l'impressione di assoluta solidità della galleria, io e Sinead ci muovevamo lentamente, un passo dopo l'altro, quasi avessimo paura di fa rumore. Le torce emanavano fasci di luce incrociati che riuscivano a svelare il percorso davanti a noi fino ad una distanza di quattro-cinque metri.

Percependo il mio timore verso ciò che ci avrebbe aspettato, Sinead mi prese la mano, regalandomi un sorriso di incorraggiamento. Annuii: ormai eravamo in ballo e dovevamo arrivare fino in fondo alla questione.

Il primo tratto del tunnel aveva una conformazione lineare, ma dopo un centinaio di metri, le pareti attorno a noi iniziarono a stringersi e l'andamento a farsi tortuoso.

-Non mi piace per nulla come sta proseguendo - mormorai preoccupato
-Jeremy, io credo che chi ha costruito tutto ciò, abbia scavato in funzione di dove trovava roccia più friabile. Quindi il fatto che ci siano tratti con più anse dipende da questo, non preoccuparti... - mi fece eco Sin con tono rassicurante.

Era già passata una ventina di minuti da quando eravamo scesi laggiù e, in base alle indicazioni di Elisa, ci dovevamo trovare quasi a metà percorso. Ad un tratto, iniziai ad avvertire un fruscio di fondo, un ronzio costante e monotono, simile a quello di un grosso calabrone, mentre, dietro di me, udii un suono ovattato, come una sorta di spostamento d'aria intemittente.

-Cos'è, siamo circondati da una stirpe di insetti giganti?
-Amore non aver paura, ci sarà qualche pipistrello, siamo pur sempre in una grotta...

Proseguimmo per altri dieci minuti, provando la sgradevole sensazione che le pareti della galleria si facessero, via via, sempre più anguste, stringendoci in un'abbraccio poco gradito. In compenso, la mia torcia iniziò a fare i capricci e decidemmo di spegnerla prima che le batterie ci abbandonassero completamente. Sinead mi squadrò con un sorrisetto sarcastico, come a dire "Signor hotuttosottocontrollo, per caso ci siamo dimenticati di verificare la carica delle pile?"

Ad un tratto, con nostro grande stupore, il passaggio prese, pian piano ad allargarsi, finché non giungemmo ad un piccolo slargo che ci mise di fronte ad un'alternativa: destra o sinistra?
Prima ancora che potessi sollevare l'evidente questione, Sinead mi fece cenno con la mano di attendere, poi chiuse gli occhi e tirò un lungo sospiro. Rimase immobile per alcuni secondi e deglutì.

-E' a destra che dobbiamo andare, a destra...

Sussurrò a voce bassa, con una calma da tempio zen.