Fading of the day

17.

Le schermaglie emorose durarono ancora per un po'. Poi Sinead decise che si era stufata di "litigare" e fece pace "a modo suo"...

L'ora della cena era passata da un pezzo e nessuno dei due aveva la minima intenzione di mettersi ad armeggiare ai fornelli. Sinead si alzò dal letto, speranzosa nelle forniture della mia dispensa. Si annodò in vita il lenzuolo superiore del letto: quel candore si sposava armonicamente con il chiarore della sua pelle. Mentre si muoveva, trascindando quel drappo come uno strascico da sposa, mi accorsi che la bellezza di Sinead riusciva ad avere una nota classica, da nobildonna romana. Anche sotto quell'aspetto, tante erano le similitudini con mia moglie. Entrambe erano state baciate sulla fronte dagli dei del tempo passato.

La seguii con lo sguardo e fui punto proprio da ciò che aveva allontanato fino a quel momento: la gelosia. Pensai a quanti uomini si fermavano ogni giorno al suo chiosco, a quanti le chiedevano mazzi di fiori per regalarli alle proprie mogli ma, sotto sotto, la guardavano mentre si muoveva, manovrando forbici, nocche di raso, fogli di cellophane. Mi accorsi che si trattava di un sentimento che già avevo provato in passato: lo stesso ago mi aveva bruciato al centro dello stomaco, quando avevo immaginato Elisa che lavorava nel suo pub, mangiata con gli occhi da chissà quanti giovani e carini avventori che avrebbero fatto carte false per passare anche solo una notte con lei.

Di nuovo Sinead ed Elisa si muovevano in simbiosi come una cosa sola. Provavo per Sin le stesse emozioni, gelosie e paure che avevo provato per Eli.

-Cos'è questa? - cinguettò l'aristocratica che aveva rapito il mio cuore.

Sin, sebbene, avesse fallito la caccia al "pronto in tavola", non tornò a mani vuote in camera da letto: portò la scatola che mi aveva dato Fiona.

-E' il dono della mia amante attempata... - le feci ironico
-Cretino, dai...che cos'è?

Spiegai a Sinead che quella scatola mi era stata lasciata da Elisa e che era ancora ignoto dove fosse la chiave che l'apriva.

-E perchè non te l'ha lasciata con la lettera?
-Me lo chiedo anch'io e non ti nascondo che un po' mi puzza questa faccenda. Insomma: chi mi dice che questa scatola me l'abbia davvero lasciata lei?

Sinead oscillò dubbiosa lo sguardo tra la scatola e la mia faccia.

-E perchè mai Fiona avrebbe dovuto dirti una bugia?
-Anche questa è una bella bella domanda...La verità è che non ci capisco nulla... E' tutto così strano...
-Jeremy, perchè fai le cose più complicate di quello che sono? A me la spiegazione sembra molto semplice: Elisa si è dimenticata di lasciare la scatola accanto alla busta. Fiona l'ha trovata e te l'ha data. Fine delle trasmissioni...
-Forse hai ragione, ma il fatto è che ho la netta imrpessione che questa scatola sia un elemento totalmente dissonante da tutto il resto. Insomma: una scatola chiusa, con dentro qualcosa che non si sa bene cosa sia. Poi la chiave per aprirla che non si trova... Non ti sembra tutto così strano, quasi artefatto?
-Ecco - riprese Sinead - in effetti lasciarti una scatola chiusa senza alcuna indicazione circa la chiave che la apra non ha molto senso.

Chissà perchè questo aspetto mi era sfuggito in prima battuta: perchè lasciarmi qualcosa che, a tutti gli effetti, non potevo vedere? Riflettei sulla cosa e pensai che il contenuto dovesse essere qualcosa di davvero importante. Ma, quindi ed a maggior ragione, aveva senso che la chiave si trovasse in casa, perchè solo in questo modo Elisa poteva essere sicura che fossi io l'unico a poterla aprire. Se questa era la spiegazione giusta, non restava altro se non setacciare di nuovo la casa da cima a fondo.