Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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Post n°189 pubblicato il 29 Luglio 2014 da fading_of_the_day
 

-Sin oggi sono stato in città per fare delle ricerche... Si, insomma: volevo capirne di più su questa cosa, scoprire se la visione che hai avuto poteva avere un riscontro in eventi passati

Sinead si rabbuiò: era evidente che far riemergere quanto accaduto la sera precedente la infastidiva.

-Non so se sia un bene o un male ma non è saltato fuori nulla di sostanziale. Almeno dal 1849 in poi. Prima di questa data, non esistono documenti che ci diano pezze d'appoggio su cui muoverci. Però c'è un'altra questione che è venuta a galla e che mi preoccupa un po'...

Mi sedetti accanto a lei sul divano.

-Ti ricordi di quel ragazzo di cui ti raccontai, che venne a fare i rilievi con quella strumentazione d'avanguardia?

Sinead fece un cenno d'assenso con il capo, sempre rimanendo in silenzio.

-Bene: al Comune non sanno nulla del progetto di informatizzazione urbanistica. Per cui quel tizio è un'impostore...

A quel punto mi si accese una lampadina: mi ricordai di quando Sinead mi aveva raccontato dello "spasimante" che, spuntato fuori dal nulla, le aveva regalato un mazzo di rose rosse. Sbiancò di colpo quando, facendo un raffronto fisico, convenimmo che si trattava della medesima persona.

-C'è qualcosa che non quadra in tutta questa faccenda. Tu hai idea di chi possa essere quel tizio?
-Assolutamente no. Era la prima volta che passava al negozio e non lo avevo mai visto prima. Anche perchè mi ricorderei di un tipo come lui... I tratti somatici erano davvero particolari, inusuali per la gente di Kirkwal

Riflettei qualche istante sui contorni di quella figura che non riuscivo a relazionare con nessun'altra. Un ragazzo sui trenta, corporatura media, tratti latini: era un identikit che non si legava con nulla di noto. Uscii in giardino a prendere un po' d'aria fresca. La notte stava lentamente calando, come una coperta pesante che avvolgeva l'orizzonte. Spaziai da est ad ovest con lo sguardo e quel panorama, che tanto avevo amato e che mi aveva regalato momenti indimenticabili, di serenità, ora mi restituiva una cupa malinconia. Una sensazione di inappagatezza, di desolazione, come la vista di una metropoli d'estate, quando l'incuria e lo spopolamento prendono il sopravvento, tramutando asfalto e cemento in testimoni solitari di un far west polveroso e dimenticato dal mondo.

Gli occhi caddero sul cortiletto dove riposava mia moglie e mi venne spontaneo pensare se quello che stava accadendo fosse, in qualche modo, relazionato con lei. Mi venne in mente tutto ciò che avevamo passato insieme: i suoi occhi stravolti e rigati dalle lacrime, le labbra tormentate dal nervosismo, la sua espressione che si rifugiava in punti immaginari dello spazio. Mi si strinse il cuore al ricordo di Elisa e della sua fragilità. Non negavo che in alcune circostanze non era stato facile combattere contro i problemi e, contemporaneamente, doverla sostenere moralmente e fisicamente. Spesso mi ero sentito solo di fronte al nemico. Ma in quel momento avvertivo che mi mancava da morire guardarla negli occhi per darle forza, abbracciarla, asciugarle le lacrime, sentire sotto le mani quel corpo esile che cercava calore e comforto. Mi mancava Elisa e tutto ciò che Elisa aveva rappresentato nella mia vita.

Percepii il cigolio della porta di ingresso dietro di me. Sinead aveva messo un mio maglione che le stava enorme e la punta delle dita usciva a malapena dalle maniche. Una folata di vento le scompigliò i capelli e lei, prontamente, risistemò la ciocca ribelle dietro l'orecchio. Mi venne vicino e vidi la sua espressione calda, sorridente.

-Jeremy, stai tranquillo, risolveremo tutto...

Poi Sinead notò che avevo gli occhi umidi, che invano cercavo di nascondere nell'invisibilità del vento. Strinse la mia testa al suo petto baciandomi i capelli. Sentii il suo calore, il suo profumo e il battito del suo cuore che mi cullava come un carillon. Mi adagiai a lei privo di forze e non potei far altro che piangere.

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Commenti al Post:
oltre_ogni_suono
oltre_ogni_suono il 29/07/14 alle 11:31 via WEB
L'uomo, per sua natura, tende ad apparire più forte in qualsiasi circostanza. E' raro vedere un uomo piangere, perchè se lo fa davvero si sente perso... e Jeremy, in questo post, lo vedo smarrito a fronteggiare un nemico materiale che ancora non conosce (quell'impostore) e un nemico invisibile che ben conosce (il dolore e il lutto per la morte di Elisa, il rimpianto di non averla mai perdonata e di averla abbandonata e mai cercata). C'è tanto dolore nei suoi pensieri e in quella desolazione che quel paesaggio mozzafiato gli ispira. Una dimora isolata è maestosa, tranquilla, appartata ma, se sei triste, si ammanta di desolazione, ed è per questo che lui la percepisce come una metropoli abbandonata, polverosa e tetra, quasi che da un momento all'altro possa uscire qualcuno dall'ombra per farti un assalto. E la povera Sin non può fare altro che abbracciarlo forte per cercare in qualche modo di consolarlo e aiutarlo a versare le sue lacrima e lei, forse, non sa che sono quasi tutte (o interamente?) per Elisa... o forse spera di illudersi di non saperlo? Ogni gesto e pensiero di Jeremy, però, ha un filo di dolcezza legato alla malinconia del momento, dei tormenti, dei problemi di cui si sente sopraffatto. Attendo il seguito. Un abbraccio
 
 
fading_of_the_day
fading_of_the_day il 29/07/14 alle 14:17 via WEB
In questo post è come se i consueti ruoli si fossero ribaltati: Jeremy è sempre stata la figura forte, la mente lucida in grado di prendere la decisione giusta al momento giusto. Ora sembra essere lui Elisa, sembra essere lui il cucciolo spaurito bisognoso di essere amato. Ci rivela un tratto nuovo del suo carattere, che finora aveva mostrato raramente, una sfaccettatura profondamente umana e dolce. Si rifugia nelle braccia di Sinead che sembra in grado di calamitare tutti problemi e le ansie che si sono abbattute su di loro. Ti abbraccio e ti auguro buon pomeriggio.
 
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