Fading of the day

29.

Nei giorni seguenti perlustrammo la casa senza cavare un ragno dal buco. Non c'era davvero nulla, né mobilio, né argenteria, né opere d'arte che avessero potuto suscitare l'interesse di Paredes. Eppure era venuto fin lì con il suo bagaglio di tecnologia e menzogne. Mi convinsi che, a quel punto, le spiegazioni potevano essere solo due: o qualcosa che gli interessava esisteva davvero (e a quel punto non avevo la minima idea di cosa fosse), oppure aveva preso un granchio clamoroso.

-Io sono distrutta, non so cosa avrebbe davvero potuto interessargli... Credi che Paredes si fosse sbagliato?

Dopo aver setacciato in lungo ed in largo, Sinead era esausta. Si era accovacciata per terra, ai piedi del divano e con le mani stringeva al petto le gambe. Le accarezzai la testa che lei reclinò prontamente, come un gatto di casa in cerca di coccole.

-Finchè non ne sapremo qualcosa di più su questo personaggio sarà difficile farsi un idea più precisa sul motivo della sua "visita". Vorrei tanto che la sua fosse stata solo un passaggio di "accertamento", ma qualcosa mi dice che aveva un obiettivo ben preciso...

Non conoscevano nei dettagli chi era Gaston Paredes, ma una cosa la sapevamo per certa. Su di lui era stato emesso un ordine di cattura internazionale: quindi non era un principiante. Ed i professionista difficilmente prendono abbagli.

-Paredes non era uno sprovveduto - riprese lucida Sinead - Io credo che se aveva scelto questa casa come sua prossima "preda" sapeva quello che faceva...

Nella casa calò, di colpo, il silenzio. Entrambi eravamo stanchi e disorientati. Seguivamo con lo sguardo la pendola oscillare ipnoticamente e cademmo in un sonno profondo.



-Sai - disse non nascondendo la soddisfazione di aver "insabbiato" entrambi i piedi - quando mi sarò laureata mi piacerebbe tanto insegnare. ..

Ogni parola era avvolta dalla morbidezza delle sue labbra nude, che circondavano ciascuna lettera come soffici nidi di piume bianche.

-Beh con una professoressa così diventerei anche io tuo studente... Se non altro per sbirciarti la minigonna..
-Dai che scemo... Mi piacerebbe insegnare non solo per il piacere di farlo, ma anche perchè avrei tanto tempo per me. E per te. E credimi, Jeremy, il tempo è importante...

Scandì la parola tempo lasciando scivolare i suoni come se ciascuna lettera fosse una collinetta verde. La voce fluiva leggera e ogni salita godeva dell'abbrivio derivante dalla precedente discesa.

-Il tempo, Jeremy, il tempo è davvero importante. Non dimenticarlo. Mai...



Non mi resi conto quando dormimmo, ma fu un sonno talmente profondo che una volta riaperti gli occhi non riuscii subito a realizzare ciò che mi circondava. Seguirono momenti indefiniti, sospesi sul sottile filo che divideva la vita dal paradosso onirico, durante i quali fui circondato da stati d'animo e ricordi familiari vari: quella volta in cui all'uscita da scuola avevo baciato la compagna che mi piaceva tanto; quella volta in cui mia madre mi aveva messo in castigo per aver mangiato troppi dolci; quella volta in cui mio padre si tagliò affettando il pane; quella volta  in cui, al parco, ero in bicicletta e fui inseguito da due grossi cani...

-Su amore, svegliati: credo di aver trovato la risposta a quello che cercavamo...