Fading of the day

Whiskey And Ice Cream

Le città contengono strade che curvano come serpenti che si contorcono sulle foglie secche e palazzi che salgono freddi e squadrati con l'urgenza di chi ha fretta di arrivare ma non sa di preciso dove. E poi ci sono gli uomini e ci sono le donne, che passano rasenti ai muri freddi di quei palazzi e si scrutano accigliati gli uni con gli altri, con i radar degli sguardi e i sonar dei respiri. Involuti sulle schiene, rannicchiati a proteggere i propri toraci, ma senza muovere un muscolo. Squali silenziosi che ondeggiano diffidenti, muovendo solo impercettibilmente la coda per rivendicare la propria esistenza al mondo; il proprio diritto di cittadinanza nei catini umidi e maleodoranti.

Attraverso la pesante finestra sbilenca dai vetri piombati, trapelava un'atmosfera pittorica, quasi parigina.
Le luci della strada si appropriavano della notte incalzante, accendedosi prima esitanti in uno sciame scomposto, poi più decise, piene, armoniche come il volo di uccelli che migrano. Delineavano i contorni degli edifici, ondulavano i bordi delle vie, si specchiavano nelle vetrine prima che il grave e arrugginito cadere delle saracinesche ne intristisse il riposo. Quella che penetrava nella stanza era una falsa limpidezza crepuscolare. Una limpidezza effimera sulla quale si sarebbe presto abbattuta un'ombra.

La vita è come un gelato: due gusti sono l'ideale perchè puoi assaporarli umilmente senza che il palato venga strattonato, tirato avidamente per il bavero da una parte e dall'altra. Ma è solo aggiungendo la terza pallina che il piacere si trasforma in peccato, il desiderio in voluttuosa estasi.
Tre è meglio di due.

Sempre. O forse no.

Luca non aveva mai capito perchè gli americani bevessero il bourbon "on the rocks". In realtà non capiva nemmeno perchè gli americani bevessero il bourbon. Insomma, il whiskey scozzese era quanto di meglio una botte di quercia potesse distillare ai sensi. Allora, perchè il bourbon? E poi perchè annacquarlo con il ghiaccio?

Osservava stancamente la finestra cercando risposte.
Cercava qualcosa di indefinito ed immaterialmente incosistente squadrando la finestra che rifletteva scorbutica ed infastidita luci e rumori della strada. La finestra, però, era troppo stanca e sbilenca per potergli dare quello che voleva. Era più sbilenca di uno scozzese reso sbilenco dal troppo Lagavullin.

Nonostante la scarsa collaborazione, riuscì comunque a decretare che, tuttosommato, il whiskey era meglio del gelato. O almeno dipendeva dalle situazioni. Certo, d'estate, con 40 gradi era preferibile un gelato, a patto che non ci fossero troppe palline.
Due andavano bene, ma tre iniziavano ad essere un problema. Da dove iniziare? Con chi finire?

Emma-Alessia-Marcela. O meglio Alessia-Emma-Marcela in rigoroso ordine lessicografico.
Tanto per non fare favoritismi. Dette tutte d'un fiato, come una filastrocca.
A quali gusti potevano essere associate?

Valeva la pena partire dalla più immediata. Marcela era sicuramente una pallina di fondente nero con peperoncino. Senza alcun dubbio. Colpito ed affondato. Fuori uno.

Per Alessia bisognava sforzarsi un po' di più, ci voleva qualcosa di sofisticato ma non troppo esotico. Cioccolato e cannella poteva andare bene: un'evergreen accompangnato da un aristocratico ma, al contempo, non troppo imbolsito.

Emma era l'associazione più difficile. Non la conosceva benissimo ed era difficile delineare la sua fisicità ed il suo carattere con connotati dolciari. Pensandoci bene, qualche indizio gli veniva pensando al fatto che fosse bionda con la carnagione chiara. Gli venne in mente uno slavato creme caramel. Ma no, era troppo etereo, impalpabile. E neanche la panna andava bene. No decisamente no.
Il limone, poi, era soffice ma aspro. Ed Emma era soffice - forse - ma tutto fuorchè aspra.

Nonostante lo sforzo, non riuscì a risolvere quale gusto potesse rappresentare Emma.
Aveva la mente occupata da troppi treni che passavano. Nella sua testa c'era la chiassosa ora di punta che conclude la giornata. I pendolari, accaldati, ansimanti e impazienti di pantofole e zuppe calde, si accalcavano disordinati dietro la linea gialla e vociavano.
No, con tutto quel trambusto non gli veniva naturale pensare.

La notte precedente continuava a disturbarlo.
Aveva ricevuto una chiamata dalla principessa di stile.
Nel breve volgere di qualche arco di cerchio, la telefonata si era trasformata in gonna corta e tacchi alti, in rossetto e mascara, in reggicalze e bustino. Infine, esausta e sudata, era rimasta solo la pelle nuda e perlata, percorsa dalle lenzuola attorcigliate tra gambe lisce e spalle contratte, sovrastate da mani che accarezzano capelli, occhi che si incrociano e labbra che si toccano.
E parole che riempiono le orecchie.

E i cuori?
I cuori erano lì, immutabili nel loro frenetico andirivieni. Qualche minuto prima erano corsi all'impazzata nella premura di raggiungere il piacere. Poi si erano assestati, erano rientrati nei loro canoni, sorridendo compiaciuti del fatto che tanta fatica avesse appagato i corpi ed il sud del baricentro.

La notte precedente aveva lasciato qualche finestra aperta da cui facevano capolino pensieri e non luci, dubbi e non rumori. Cioccolato e cannella o fondente e peperoncino? Oppure il gusto "X"?

Le città contengono uomini e contengono donne.
Più spesso si schivano, più di rado si amano con i corpi che si sfregano, le labbra che si succhiano, i respiri che riempiono i letti sfatti. Poi ci sono le parole che riempiono le orecchie ma, forse, non i cuori. Per quelli ci vorrebbe del gelato. Peccato che rimanga ancora da decidere il gusto.

Ah, e infine c'è il whiskey. Quello aiuta sempre.