Fading of the day

Naked Truth

Fu questione di un attimo, un fulmine inverso che dal suolo risalì alla punta dei capelli. Le bastò un battito di ciglia perchè l'occhio meccanico della sua mente, l'obiettivo da cyborg, trascinasse in superficie quell'informazione. Ripescasse quel volto dalle acque fetide dello Stige, rimestasse i contorni di quella figura dalle paludi dell'Ade. Dal buio acefalo dell'aldilà.

La vide ed un calore intenso, rapace, le infiammò il baricentro. Fumi di benzina e fiamme. Clangore siderurgico di una fabbrica in disuso che riprendeva a forgiare pugnali affilati e spade roventi.

L'altra era uno spettacolo del sesso, un'icona pornografica.
La ballerina inchiodata al palcoscenico, l'attrice sotto i riflettori.

Il contorno delle sue forme incombeva su di lui. La testa all'indietro con i capelli castani che le coprivano la schiena nuda. Il ventre circumnavigato da una catenella d'oro bianco, i fianchi da esposizione, infiocchettati da nastri che li collegavano alle calze bianche, come ponti di seta verso l'arcipelago del piacere.

Lui neanche si accorse della chiave che girava nella toppa e dei pochi passi di lei verso la camera da letto. -Ma chi è? esclamò l'altra aggressiva, ansimando.

Fu un attimo. La scena incorniciata tra gli stipiti del varco di accesso al talamo, la nuova presenza pronta ad invadere il loro spazio.

Con un solo gesto, l'altra, si rizzò a sedere voltandosi ed allungò una gamba. Si eresse in piedi come una ginnasta russa durante la finale olimpica.

-Mi spieghi chi cazzo è questa? - gridò l'altra, mentre si avvolgeva il negligé annodando una vestaglia di seta. Con lo sguardo lo disconosceva, come carico di rifiuti abbandonato nella strada nera e grumosa.

Lui, occhi sbarrati, faccia terrorizzata, il povero naufrago che agitava invano le braccia nel bel mezzo del mare nero. Lui non si era sentito così nudo nemmeno il giorno in cui era nato.

La situazione era da adulti eppure lei sembrava una bambina, una bambina che ne aveva passate più in quei pochi secondi che in tutta la sua vita. Una bambina in dubbio se accettare o rifiutare qualsiasi forma di spiegazione da parte dei genitori.

-Insomma, io sto aspettando.
L'altra, braccia conserte, aveva rinconquistato un certo equilibrio, un aplomb quasi smodato per una situazione così surreale.

Lei rimase lì in piedi con lo sguardo assente, braccia conserte, non per solidarietà con la sua rivale, ma per arginare l'immane disastro archeologico. La torre medievale perdeva i suoi mattoni, l'anfiteatro romano veniva inghiottito dalle fiamme degli inferi. Atlantide sprofondava negli abissi, dimentica degli antichi fasti.

I suoi occhi subirono un'evoluzione dettata dalla presa di coscienza, dalla maturata consapevolezza dinnanzi allo squallido spettacolo. Gli rivolse un'occhiata malevola, penetrante come paraffina e carica di fatica, esasperazione. Lui immobile, occhi chiusi, trave di legno abbandonata al corso del fiume.

L'altra, senza dare possibilità di soddisfazione alla nuova venuta, abbandonò la scena lentamente, come una tigre ferita. Chiuse la porta dietro di sè a testa alta. Regina sconfitta ma non umiliata.

Lo spazio nella stanza si fece metallico, asettico come una sala operatoria, afono e vuoto.

Lo spettacolo, ora, poteva iniziare.