Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

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Messaggi del 24/03/2014

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Post n°112 pubblicato il 24 Marzo 2014 da fading_of_the_day
 

Mi rigirai la lettera tra le mani come se volessi leggerci sopra qualcosa che non c'era. Ma il testo era stato stampato a computer, con la freddezza e la solennità che solo il noioso mondo del binario poteva imprimere su carta. Era definitivamente defunto il romanticismo delle lettere tagliate dalle riviste ed incollate. Che tristezza...

Lì per lì non mi sentii troppo preoccupato per le minacce. Non saprei: forse presi la cosa alla leggera o, piuttosto, era preponderante la parte di me che la considerava l'ennesimo problema a cui fare fronte.

-Saint-Clair sono Stanford...

La voce lontana ed intercontinentale del capo aveva un tono che non faceva presagire nulla di buono. Non mi diede il tempo di esordire.

-Sono stato contattato dall'ufficio legale della casa editrice. Mi dicono che nel capitolo sei bisogna cambiare qualche nome ed un po' la caratterizzazione dei relativi personaggi. Potremmo avere grane... lei capisce cosa intendo?

Ecco: ci mancava solo il dover rimettere mano a qualcosa che avevo già fatto e concluso settimane prima. Odiavo profondamente circostanze del genere.

Attaccai il telefono e mi lasciai cadere sul divano. La vecchia pendola a muro accanto al camino oscillava con una costanza davvero irritante. Ripassai mentalmente le cose da fare: correggere il capitolo sei, ultimare il nuovo, passare da Friedman per mostrargli il regalino ricevuto, accompagnare Elisa a lavoro, incontrare Madison. Ecco Madison: avevo completamente rimosso che dovevo chiamarla.

E qui nasceva un problema.

Elisa era molto gelosa. Era una cosa che adoravo in lei alla follia. La sua possessività, in alcuni casi spinta al limite, racchiudeva qualcosa di ancestrale, che rimandava al passato remoto dell'uomo. Mi dava una sensazione di sangue che scorre veloce, di territori marcati con le unghie, di odori forti e vibrisse allerta. Elisa diventava paurosamente sensuale quando montava in lei il demone della gelosia. Vederla allungare gli artigli sul mio petto, per mostrarli alla concorrente di turno, rappresentava la massima espressione di una femminilità ancora selvatica ed istintiva.

Elisa era gelosa di qualsiasi esemplare di sesso femminile che varcasse la soglia di sicurezza minima con il sottoscritto. Per cui, anche se Madison era una sua amica molto più amica di tutte le altre colleghe messe insieme, avrei scommesso diverse sterline che non avrebbe approvato il nostro incontro. Dovevo evitare che venisse a saperlo. Decisi di mandare un sms all'americana.

-Madison ciao: se non sbaglio stasera stacchi alle dieci.  Possiamo vederci se non hai impegni...
-Va bene, passa al pub ti offro una birra e ne parliamo
-In realtà preferirei non ci incontrassimo lì. Spero capirai...
-;)

La faccina con lo smile che strizzava l'occhio mi mancava...

Elisa apparve in salone. Aveva un brutto aspetto, sembrava invecchiata all'improvviso di dieci anni. Gli occhi si erano fatti scuri, con le iridi che si tuffavano nel nero delle pupille e diventavano una cosa sola. Una piccola ruga sulla fronte, le labbra tese come fessure sottili tra le guance. Quando intuivo che c'era qualcosa che non andava mi veniva la nausea. Vederla così mi faceva stare male.

Incrociò il mio sguarda e un sorriso la illuminò. Le feci cenno di sedersi accanto a me sul divano. La strinsi forte, uno di quegli abbracci che non hanno bisogno di chiedere "cosa c'è che non va?".

E infatti non ne ebbi bisogno.

-Ho discusso con mia madre

Era la prima volta che citava un membro della sua famiglia. Mi sentii onorato per la confidenza.

-Uno dei soliti litigi che abbiamo ogni volta che ci incrociamo. Non siamo andate mai molto d'accordo. Mia madre è un tipo come dire...anaffettivo. Mi ha sempre trattata con indifferenza, rinfacciandomi spesso le scelte che compivo...

Mi venne in mente una cosa banale ma mi uscì spontanea e incontrollata.

-Ogni genitore ama a modo proprio. Io credo che con il tempo si ci riesca ad abituare a tutto
-Non alla mancanza d'amore - chiosò lei secca

Ebbe uno scatto col quale si liberò dell'abbraccio. Fu una debolezza di nervi che non le avevo mai riconosciuto fino a quel momento. Un po' ci rimasi male, ma sapevo che non era un segno ostile rivolto a me, quanto un messaggio in codice verso un genitore che non aveva mai avuto. Un messaggio che sarebbe rimasto inascoltato.

-Hai mai provato a parlarle?


-Credi che non ci abbia provato? Per mia madre sono stata un incidente di percorso. Mi ha avuta a diciannove anni, una notte in cui lei e mio padre erano ubriachi... Padre, tra l'altro, che non ho mai visto e che si è dileguato appena saputo che mia madre era incinta.

Elisa piano piano si stava aprendo come una corolla di fiori verso il sole caldo. I petali erano aghi appuntiti che si era tenuta dentro per anni e che avevano lasciato piccole ferite mai rimarginate.

Le lasciai il mio posto sul divano e le preparai un te. Mi raccontò della sua infanzia, di come fosse stata in tutto e per tutto allevata dalla nonna, di come la madre si fosse sempre disinteressata alla sua educazione. La nonna morì che lei aveva quindici anni ed Elisa sperò che da quell'evento tragico potesse nascere un nuovo rapporto con la madre. Invece, fu nient'altro che l'inizio di un incubo ancora peggiore. Era venuto a mancare improvvisamente il filo che le legava alla stessa figura che era stata madre per entrambe. Madre biologica ed adottiva.

Fu il pretesto che innescò il crollo dell'ultimo ponte rimasto.

-Fiona era sempre in giro per lavoro. Mi disse che a quindici anni ero abbastanza grande per badare a me stessa. Mi lasciò casa di mia nonna ed i suoi risparmi. Lei era troppo impeganta a girare il mondo. Io ero solo un fastidio per lei.

Aveva chiamato la madre per nome. Sentii tutta quell'inquietudine da animale ferito e timoroso del prossimo. Elisa era un cagnolino abbandonato sull'autostrada che faticava ad annusare qualsiasi nuova mano amica.

-Finii gli studi e trovai lavoro da Tom. Ed eccomi qui...

 
 
 

LOVING ELISA BROWN 2/2

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