Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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Messaggi del 04/04/2014

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Post n°121 pubblicato il 04 Aprile 2014 da fading_of_the_day
 

Proseguimmo tutto il tragitto in silenzio, con una sensazione di freddo statico, di aria gelida e ferma che stazionava ad altezza uomo.

A casa l'atmosfera non si rivelò tanto diversa.

Avrei dovuto insistere sul nome che ancora non mi aveva detto. Era chiaro che copriva qualcuno, era palese che c'era in ballo qualcosa di importante. Dovevamo parlare e non ne avevo voglia. Dovevamo chiarire e avevo una pila di fogli da scrivere e ricontrollare. Mi adagiai sul divano con il portatile in grembo. Elisa, appoggiata alla libreria, braccia conserte, indossava un maglione chiaro oversize e dei fuseaux. Capelli in disordine e due piccole rughe a disturbarle la fronte. Due piccole battaglie perse nella grande guerra della vita.

 Avrei dovuto prendere l'iniziativa appena arrivati a casa. Ma Elisa mi battè sul tempo.

-Ti vedevi spesso con Madison?

Gli occhi fissi su di me e, di nuovo, di nuovo quell'espressione severa, la stessa che aveva al commissariato. Impassibile come una statua greca, labbra di marmo che si muovevano gravemente, con una pesantezza arcaica, da principio dei mondi. La guardai e mi trasmise timore, un timore reverenziale, come una dea che rimprovera un mortale. Elisa riusciva ad essere bella anche così, di una magnificenza austera che le aggiungeva qualche anno in più sulla carta d'identità. Avrei voluto prenderle il viso fra le mani e piantarle i miei occhi nei suoi, come paletti di avorio. Avrei voluto dirle che da quando la cronologia aveva iniziato a scorrere su questa terra, non c'era stata nessuna creatura come lei degna di calpestarla. E mai ci sarà.

Avrei voluto dirglielo. Ma non lo feci.

-Abbiamo parlato un paio di volte. C'erano delle cose che volevo capire di te, cose che non mi hai mai detto - le feci distratto, mentre lasciavo scorrere le dita sulla tastiera

-Non potevi chiederle a me?

-Tu mi hai sempre tenuto fuori dalla tua vita, salvo lo sfogo riguardo tua madre. Ma poi più nulla. Sei un muro, un maledetto muro cosparso d'olio

Mi girai verso di lei e vidi che aveva il viso rivolto verso l'altra parte della stanza. Dopo qualche secondo, Elisa percepì che la stavo guardando e tornò da me. Ci squadrammo con gli occhi fissi, di una immobilità inanimata, innaturale. Erano specchi che si riflettevano a vicenda. Così tante volte da vederci il Diavolo.

-Insomma mi vuoi dire con chi ti sei vista la sera dell'aggressione?

Ora ero io a guardarla con severità, mentre lei aveva perso fierezza, aveva sceso il gradino dell'Olimpo ed era tornata ad essere Elisa. La piccola Elisa con il viso da bimba.

-Jeremy, ti giuro che non mi vedo con nessuno... Non riuscirei mai a tradirti. Mai. Avevo delle cose importanti da sbrigare. Ti prego credimi. In tutta questa faccenda c'entra Liz...

Liz. Il nome finalmente...

La voce di Elisa incrinata dalle lacrime. Minuscole crepe su una pietra preziosa.

Ero debole quando lei si mostrava debole. Per me era inconcepibile vederla soffirire e, ogni volta che accadeva, sentivo crollare tutti i gradini che mi ero costruito durante la conversazione. Ero il pessimo genitore che si scioglieva come un gelato davanti al pianto del figlio.

Quella volta, più di altre, non fu facile indossare la maschera di ferro. Per quanto potei, ripresi in mano quel briciolo di razionalità che gli anni in più mi avevano donato.

-Dovevi vederti davvero con Liz?
-Si Jeremy, te lo giuro...
-Ok: ora però voglio sapere un'altra cosa da te. E pretendo che tu sia totalmente sincera. Significa ancora qualcosa per te Robert?

Era incredibile: avevo finalmente saputo il nome di chi aveva incontrato, eppure, in quel momento, non me ne fregava niente, smaniavo di sentire altro. Volevo un'altra risposta: era il quesito della mia vita che ora volevo risolvere.

Elisa sprofondò di nuovo nell'assenza di uno sguardo stanco, lento, che si portava dietro il peso antico di dolori irrisolti, come un carrello di mattoni e pietre. Erano piccoli pezzi di lei che galleggiavano nell'acquitrino stagnante del suo passato e che non volevano saperne di affondare del tutto. Riconobbi la stessa espressione che aveva quando mi parlò della madre.

Elisa fu sul punto di dire qualcosa ma fece una pausa, come se stesse raccogliendo le forze per affrontare una fatica molto più grande di lei.

-Dovevo vedermi con Liz: non ho detto nulla alla polizia, semplicemente perchè si tratta di qualcosa di estremamente personale...
-Elisa: ogni cosa, anche la più personale, può essere rilevante, soprattutto se ti riguarda...
-Non riguarda me, ma Liz. Liz ha un problema. Un problema grosso. Aveva bisogno di soldi, ma non voleva che si sapesse niente giù al pub. Così ci siamo incontrate e le ho dato quanto mi aveva chiesto. Poi...

Sentii armeggiare vicino alla porta. Saltai in piedi e di corsa feci il corridoio. Aprii, ma non c'era nessuno. Mi affacciai anche alla tromba delle scale ma nulla. Sul pavimento, in compenso, trovai un bigliettino.

"Saint-Clair: questo è l'ultimo avvertimento"

Lo lessi e capii che c'era una sola cosa da fare.

 
 
 

LOVING ELISA BROWN 2/2

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