Fading of the day

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La casa di Liz, dovevo ammetterlo, poteva apparire inquietante. Candele disseminate un po' ovunque: sul tavolino basso in salone, sui davanzali delle finestre, sulla libreria. Tutt'intorno poi, alle pareti, immagini di pentacoli, compassi massonici, serpenti incrociati. Alchimia, esoterismo e massoneria si fondevano e si confondevano. Adoravo quella casa, anche se ad un estraneo sarebbero venuto i peli dritti appena varcata la soglia.

Sul divano trovai ad aspettarmi tre sorelle. Erano impressionanti: sembravano tre gocce d'acqua. Da Liz appresi che erano tre gemelle irlandesi e, infatti, parlavano con il morbido accento dell'isola verde.

Quello che dovevamo fare non mi piaceva e Liz lo sapeva. Tra tutte le varie cose che ci era toccato di fare a noi sorelle, durante tutti quegli anni, quella era la più sgradevole per me. Non mi andava a genio parlare con i morti, anche se si trattava di Madison.

Liz aveva disegnato una tavola ouija. Quando tutto fu pronto, le tre sorelle si alzarono all'unisono: mi fece impressione quella scena, era come se mi si fosse replicata la vista. Ci sedemmo e congiungemmo le mani.

-Liz, sei sicura che Madison lo vorrebbe?

La squadrai severa, sperando nel miracolo dell'ultimo secondo. Liz non rispose, ma annuì inequivocabilmente con gli occhi chiusi. Iniziammo la seduta che io non ero per nulla serena, mentre le altre sorelle parevano davvero a loro agio, come se fosse una cosa che facevano tutte le sere prima di prender sonno. Liz comandava le operazioni con piglio sicuro e parlò per prima.

-Madison, sei felice?

Il bicchierino capovolto si spostò prima sulla N e poi sulla O. Mi salì un groppo in gola e sentii aumentare le palpitazioni. Poi prese la parola una delle sorelle.

-Madison, cosa provi in questo momento?
Sul cerchio comparì la parola PACE.

-Sei arrabbiata con qualcuno in particolare?

L'altra sorella parlò ed il bicchierino compose la parola DIO. Vivemmo un attimo di tensione, Sapevamo che quelle tre lettere rappresentavano un'entità al di sopra dei nostri poteri, fuori dal nostro controllo. La dottrina massonica ci aveva insegnato ad avere rispetto per il Grande Architetto dell'Universo e, così, quando sapevamo che una sorella era trapassata per sua mano, avvertivamo un senso di impotenza.

Il pensiero ritornò subito a Madison e, ad un tratto, fui sul punto di dire qualcosa, ma Liz mi fulminò con lo sguardo. Sapevo benissimo che bisognava fare domande precise ai trapassati. Io, però, volevo solo dirle che mi mancava e che continuavo ad amarla.

-Sai chi ti ha aggredito?

Liz riprese in mano le redini della seduta e, con nostro grande disappunto, il bicchierino compose la parola NO. Avevamo fatto un buco nell'acqua. Nemmeno Madison era in grado di darci degli indizi utili sul suo aggressore. Liz, scoraggiata, sciolse la catena. Ringraziammo le sorelle e rimanemmo per qualche minuto da sole ed in silenzio nella penombra della casa.

-Elisa, io ti amo ancora.

Liz tirò fuori tutto d'un fiato parole che si teneva dentro da un po'. La guardai ma sembrò non capire cosa le dicessi con gli occhi.

-Liz, ti prego, io amo Jeremy...
-Tu ami me, Elisa. Lo so io e lo sai tu.