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Fading of the day

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Messaggi del 06/06/2014

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Post n°161 pubblicato il 06 Giugno 2014 da fading_of_the_day
 


Cinque anni dopo, Roma.


Stavolta non c'era alcun immobile accatastato a nome di Mr.Stanford ad accogliermi, ma un delizioso bed & breakfast a Colle Oppio, con vista Colosseo.

Il Colosseo: già, pensavo che non esistesse davvero, che fosse solo un'invenzione cinematografica, tanto ne avevo sentito parlare in vita mia e tanto spessa era l'aurea di mito che lo avvolgeva. Invece, c'era davvero ed era uno dei monumenti più belli che la storia di questo mondo ci avesse lasciato in eredità.

Non so se ho mai creduto nel fato e nel destino e nelle loro millenaria lotta, ma quello che successe quel tardo pomeriggio d'estate a piazza Campo De' Fiori aveva dell'incredibile, rappresentava un qualcosa in grado di far vacillare vecchie convinzioni ed aprire nuove porte del pensiero.

Dopo una lunga passeggiata, mi sedetti in uno dei locali all'aperto: il bel tempo e l'orario facevano da cornice ad un intenso viavai di turisti e gente del posto. Osservavo il mondo scorrere davanti ad i miei occhi, attendendo di comunicare l'ordinazione al cameriere di turno.

Fu proprio allora che sentii la sua voce.

Proveniva dal bancone interno del locale, che disponeva anche di un affaccio verso l'esterno, per agevolare l'evasione delle comande da parte del personale. Era lei, mia moglie.

In un ottimo italiano stava dando istruzioni ad un ragazzo poco più che ventenne. Non potevo crederci. Quali erano le probabilità di incontrarci? Forse era più facile che un buco nero inghiottisse l'universo. Mi alzai ed il cuore già sferragliava sui binari del mio petto.

-Signorina, posso chiederle una birra?

Elisa si girò e vidi la sua espressione cambiare in una frazione di secondo. Si portò una mano sul petto e sgranò gli occhi. Riuscii a far caso al fatto che portasse la fede e, in cuor mio, sperai fosse ancora la nostra.

Congiunse le mani all'altezza del naso e scoppiò a piangere.

Ci abbracciammo e sentii una mano scavarmi dentro con le unghie. Dio se mi era mancata.

Appoggiammo le nostre fronti e rividi il luccichio dei suoi occhi, quel brillio che aveva punto la mia immaginazione nella penombra delle notti passate insieme. Elisa era lì, ad un palmo da me. Ed era più bella di quando l'avevo vista l'ultima volta: credetti che per lei il tempo avesse invertito il suo flusso, che gli anni la stessero riportando di nuovo all'adolescenza.

Ci riprendemmo dall'emozione e mi raccontò che lei e sua madre avevano riallacciato i rapporti: ora erano socie in affari. Avevano acquistato diversi locali, sparsi un po' per il mondo: l'idea era quella di trovare delle persone affidabili e darli in gestione. Uno di questi si trovava proprio lì a Roma.

-Le cose sono due: o sai truccarti molto bene, o hai pagato il diavolo profumatamente...

Elisa arrossì.

-Sei bella come cinque anni fa

Passammo la successiva ora discorrendo, con la gradita compagnia di una bottiglia di Satrico ghiacciata. All'inizio parlammo dei miei libri e del fatto che con Mr.Stanford avevamo ceduti i diritti a una casa cinematografica: c'era in ballo un progetto molto importante che prevedeva la produzione di un paio di film. Elisa mi guardò ammirata e mi ricordò la notte in cui presentai il mio secondo libro: adoravo quell'espressione svagata. Poi presi coraggio: feci un bel respiro profondo e piazzai la fatidica domanda.

-Beh, direi che il recupero del rapporto con tua madre non è l'unica nota positiva. Vedo che ti sei anche sistemata...

Puntai con lo sguardo la fede, tentando di fare il finto tonto.

Lei fissò l'anello e poi me. Di nuovo quella luce che veniva da lontano, dal tempo passato e dallo spazio più nasconto dentro di lei.

-Davvero non la riconosci? E' la nostra... Non l'ho mai tolta...

Gli occhi le tremavano.

La osservai con attenzione per captare ogni più piccola sfumatura dell'espressione del viso: serrò le mascelle e strinse le labbra. Era una cosa che faceva sempre quando si teneva qualcosa dentro e avrei scommesso che l'avermi rivisto le aveva riacceso una scintilla. La stessa che aveva ripreso a brillare dentro di me.

-In tutti questi anni, Jeremy, non ho fatto altro che pensarti. Non hai idea di quante volte avrei voluto parlarti e chiarire tante di quelle cose. Io non ho mai smesso di amarti e questa - fece indicando con lo sguardo la fede - ne è la prova..

Portò di nuovo entrambe le mani all'altezza degli occhi che si fecero subito rossi. Si fermò con le parole e, con quella pausa, mi stava facendo una domanda ben precisa. Io giocherellavo nervosamente con la base del bicchiere. Lei fece per appoggiare una mano sulla mia, ma, all'ultimo, la ritrasse.

-Ti ho pensato anche io, Elisa, e molto. Ho riflettuto tante volte su quello che è successo. I momenti che abbiamo passato insieme, belli e brutti, niente e nessuno potrà mai cancellarli. Quello che ho provato per è qualcosa di talmente forte che avrei persino difficoltà a definirlo "amore". Andava talmente oltre da essere inclassificabile...

Presi una pausa: non era facile neppure per me rimestare il fondo.

-Però, se mi stai chiedendo se ti amo ancora, la mia risposta è: non lo so. L'affetto, però, non è mai mancato...

Presi un'altra pausa, mentre Elisa non respirava.

-Ma l'amore è un sentimento talmente forte e, ora su due piedi, non sono in grado risponderti. Il fatto è che non ero preparato a questo incontro... Però, sarò qui per un po' di giorni e...
-Jeremy ci rivedremo? Promettimelo ti prego...

Esitai ancora.

-Certo che ci rivedremo e ne riparleremo con calma. Però, ti prego, non farmi adesso una domanda alla quale non posso risponderti...

 
 
 

LOVING ELISA BROWN 2/2

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