Creato da fading_of_the_day il 17/11/2010

Fading of the day

....as night takes over

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Anytime You Say No

Post n°72 pubblicato il 07 Marzo 2012 da fading_of_the_day
 




Nell'ora prima dell'alba il sogno si era rivelato premonitore.

Lei era arrivata sulla macchina scura, sui suoi tacchi, con le sue scarpette rosso sangue, la sua camicetta bianco latte ed i segni sul suo volto.

Ho così caldo
aveva continuato a dire.

Lui aveva fallito in tanto se non in tutto. Quantomeno, aveva fallito in arte ed in amore. E si chiedeva se fosse ancora abbastanza capace almeno per fare quello.

Così si era seduto, sdraiato su un filare di cuscini di raso, assiso come un imperatore d'oriente.  Lei no, era rimasta in piedi, scattante per servire il suo Napoleone triste per l'ultima Waterloo casalinga. Per riverirlo. Ma a modo suo.

-Devo dirti una cosa. Una cosa che finora ti ho tenuto nascosta. Sai, ho una certa abitudine: ogni giorno vado sempre nello stesso posto e faccio una certa cosa. E quando, per qualche motivo, non la faccio, poi sto male.....

Rebecca si morse il labbro, come colta da un freno di pudore. Ma proseguì di li a poco.

-Simon, potremmo essere come gli amichetti di scuola perversi che si guardano sotto i vestiti.... E si sfiorano con le mani.... Simon, aiutami a liberarmi da questa schiavitù. Aiutami.....
Ma non ora, non adesso. Te lo dirò io quando. Ti chiamerò. E tu verrai da me alla velocità dell'amore.


Alla velocità dell'amore.

Rebecca riagganciò i primi bottoni della camicetta e si alzò in piedi. Simon era ancora seduto in terra a gambe incrociate, bocca a perta. Si sentiva come un pianeta scrutato dall'alto che scompariva nella propria ombra, inghiottito dalla curva dello spazio-tempo. La guardò con posa bambinesca e si rese conto. Capi che anche con una semplice occhiata riusciva ad estrapolare l'imponente struttura del suo carisma.

Dopo aver dipinto la notte ed aver giocato alla guerra, Rebecca si scurì nell'espressione, che ora pareva circondata da tanti, piccoli, scaltri nemici. Adesso guardava fuori dall finestra tra il buio della mezzanotte che si era allungata a dismisura, tracciando rivoli di blu opachi.  Sulla strada ancora ribelle, un altro plotone di anime orrende barcollava alla luce fioca dei lampioni come satiri orgogliosi e danzanti attorno al fuoco sottratto ai bardi diseredati.

Poi lei disse a voce alta qualcosa che lui non afferrò a pieno.

-Ti sembra che quello che indosso sia sufficientemente disgustoso?

Lui rimase in silenzio con gli occhi luccicanti nella penombra.

-Insomma, guarda la mia guépière, la camicia da scolaretta, gli stivali, le mie mutandine. Cosa ne pensi di chi si concia in questo modo?

Simon non si sentiva in imbarazzo al cospetto di cotanta pornografia, anche se non era nemmeno corretto chiamarla in quel modo.
Perchè, almeno di base, le donne non amavano la pornografia. Non per una pura ed ancestrale repulsione moralista, ma perchè, semplicemente, se ne sentivano escluse. Ecco: le donne, secondo Simon, odiavano la pornografia perchè non ne erano veramente partecipi. La consideravano un'esperienza esclusivamente maschile. Ma quella di Rebecca non era pornografia. Era qualcosa di più ricercato a cui non aveva ancora dato un nome. Ma non era vera pornografia.

-Più che quello che penso io, conta quello che vuoi dimostrare tu. Perchè tu vuoi sempre dimostrare qualcosa agli altri. O sbaglio?

Rebecca sorrise. Incassò l'arguzia inattesa e si girò spalle alla finestra, appoggiando i palmi delle mani sul davanzale. Intrecciò le lunghe gambe distese una sull'altra e sorrise con malizia, tendendo larghe le labbra

-Penso che tu abbia ragione. E anzi, credo che ti sorprenderebbe molto sapere quanto possa essere eloquente una piccola porcheria come questa. Se usata con stile.

Poi si piegò sulle ginocchia, abbassandosi fino a carezzargli con disinvoltura il viso con le nocche della mano. Con gli occhi lo invitò ad alzarsi. Gli cinse i fianchi e lo abbracciò stretto. Lui sentì di nuovo quella sensazione, il freddo morbido dei suoi seni sullo sterno, la puntura dei suoi capezzoli tesi sul petto. Dopo qualche secondo, lei si staccò con un crepitio di fuoco, con una scintilla quasi sopita nella cenere e mise una mano nella tasca interna del gonnellino.

-Tieni, prendi le chiavi di casa mia. Entra, sistemati comodo sul divano. Prenditi da bere se ti va. Accendi il videoregistratore. Ti godrai un bello spettacolo.

Simon le posò una mano sul collo e la baciò profondo, un bacio concentrato che sapeva di insonnia ardente, di febbre e di ripudio intimo. Avvertì un sudore leggero sul suo corpo, e, da lei, il provenire di piccoli colpi rivolti al suo cuore esterno.

Sul vialetto non c'era più alcuna traccia di vita umana, solo uno schermo trasparente di turbini di nebbia e polvere. Poi Simon si accorse di colpo della notte fredda e della luna, ai suoi occhi più rossa del sole di mezzogiorno.

Chiuse il portone dietro di sè e si incamminò verso il palazzo del peccato.
Alla velocità dell'amore.

 

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Commenti al Post:
oltre_ogni_suono
oltre_ogni_suono il 08/03/12 alle 12:15 via WEB
Parto dalla canzone mio "folle" carissimo amico... Il brano che hai scelto è divino e combacia benissimo con ciò che hai scritto. A questo punto oso dire che il mistero si sta infittendo, stanno entrando in giorno persone nuove e a quanto pare, meno limpide (perchè ancora sconosciute) dei protagonisti principali. Questi ultimi si sono eclissati per lasciare spazio ad un vero e proprio intreccio che sta abbellendo il tuo romanzo. Con questo post diciamo che mi hai sorpresa un bel pò, ma soprattutto incuriosita per il resto. Le tue metafore, spettacolari, hanno un'ombra fitta di mistero e attesa... sono opache e nascondono molto. Attendo il seguito...
 
 
oltre_ogni_suono
oltre_ogni_suono il 08/03/12 alle 12:16 via WEB
correggo "giorno" in "gioco"
 
   
fading_of_the_day
fading_of_the_day il 12/03/12 alle 10:35 via WEB
Carissima, in effetti hai proprio ragione: sto confondendo le acque. Sarà il sadico piacere di disorientare il prossimo per seguire un folle progetto, o è tutta una farsa? Vedremo, per il momento non resta che lambiccarti il cervello. Ciao e a presto.
 
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