Fading of the day

Stars Collide

Il locale era pieno e fumoso.
Non del fumo di sigaretta, quello acre e pesante come incenso, ma di quello leggero ed evanescente proveniente dal ghiaccio secco che fuorisciva, di tanto in tanto, dagli appositi "cannoni" per rinfrescare la calca danzante.

Era la seconda volta che visitava quella città. La prima era rimasto piacevolmente sorpreso, stupito dalla convivenza armonica di tanti elementi così dissonanti, almeno all'apparenza. In fondo, Berlino, è una città dalle tante contraddizioni, con un'architettura sempre in bilico tra vecchio, nuovo e nuovissimo.
Sempre ben attenta a far di tutto per ripulirsi da un certo passato gelido e scomodo.
Sempre attiva nel tentativo di scrollarsi dalle spalle la scimmia con la croce uncinata sul petto.

La seconda visita, poi, la stava vivendo come un sogno. Lì insieme a lei. Finalmente.
Ballavano già da un po' e, ad un certo punto, il dj decise involontariamente di fargli un favore, scaricando nei 40.000 watt del sound system del "Barghain" la bellissima "Stars Collide" che lui adorava. Spesso aveva pensato al ritornello di quella traccia:


Dancing the night away with you
It's all I want to do
When the time stops ticking or when the stars collide


e a quanto avrebbe voluto ascoltarla guardandola negli occhi, lasciandosi travolgere da quello sguardo fitto ed incessante come la pioggia delle highlands scozzesi. 

Appena riconobbe l'intro fu come una rivelazione profetica.

Lui la guardò con una punta di luce viva.
Lei lo scrutò, curiosa ed ignara di quello che gli balenava nella testa. Lui le si avvcinò quanto bastava per poter scorgere nella semioscurità le fossette ai lati della bocca che le incorniciavano il sorriso. Si accostò ancora un po', ne baciò prima una, poi l'altra e, infine, si dedicò al sapore nocciola delle sue labbra. Socchiuse gli occhi come per impressionare i suoi sensi dal contatto, per tenere viva per più tempo possibile quella memoria. Come zelante scriba egizio, imprimeva nell'obelisco della sua mente i glifi di quegli attimi, disegnando curve barocche anzichè stili lineari e rigidi.

Poi riaprì gli occhi, infastidito da qualcosa.

Aveva sempre odiato quel suono. Si era ripromesso decine di volte di cambiarlo, di impostare una suoneria che non cantilenasse la nenia di un vecchio telefono. Lo odiava, ma, al tempo stesso, lo considerava l'unico modo per catturare la sua attenzione.
Emerse in interezza nel mondo reale, ma qualcosa non quadrava. Era da troppo poco tempo a letto, non poteva essere già la sveglia. Divaricò a forza la palpebra destra e macchinoso allungò il braccio verso il telefono.
Non era la sveglia, ma il telefono che squillava.
Squillava ed erano le 3 e 27 di un fastidioso martedì mattina.


-Ciao tesoro sei a lavoro?
-E...Emma mi sa che hai fatto un po' di confusione con i fusi... Qui sono le tre e mezza del mattino...
-Oddio scusa!
-Non fa niente dai... Piuttosoto dimmi, sei riuscita a risolvere?
-Si e no. Gli ho detto le cose chiare in faccia. Ma mi darà filo da torcere. C'è in ballo un matrimonio.
-Certo che non avevi niente di meglio che prometterti a quello lì...
-Lascia stare su.... Ora devo capire bene come si mette. Sai, c'è anche un'altra questione da tenere in conto. Abbiamo sottoscritto un contratto pre-matrimoniale.
-Cosa?
-Non agitarti. E una prassi comune quando ci sono in mezzo soldi e diritti discografici. E' una forma di tutela per entrambi i coniugi.
-Io sono allibito.
-Credimi, neanche io avrei voluto, ma i legali della mia produzione me lo hanno "caldamente consigliato" per così dire. Inizio a sospettare che ci sia anche qualcos'altro sotto.
-Che belle notizie che mi dai.... Giusto per farmi iniziare bene la giornata.... Senti ho tanta voglia di vederti, sai?
-Anche io vorrei tesoro, ma ora come ora sto incasinata. Appena mi libero mi fiondo lì. Promesso.


Quando riattaccò fu investito da un'opprimente senso di delusione.
Berlino, il "Berghain" stracolmo di gente, "Stars Collide" che pompava i bassi, il bacio con Emma. Era stato tutto un sogno. Bellissimo. Ma sempre un sogno. Ebbe la sensazione di essere stato sbeffeggiato dalla vita. I re della creazione carnevalesca avevano prima messo in scena una sontuosa sfilata di carri festanti e colorati, poi si erano divertiti a farli saltare uno per uno in aria, cibandosi con le lacrime dei bambini durante l'opulento banchetto di celebrazione.

Fuori, in lontananza, iniziava ad intravvedersi l'alba: decise che non aveva più sonno.
Si alzò dal letto e prese a vagare spento per la stanza. Il silenzio della notte era rotto solo dallo schiocco dei suoi piedi nudi sul pavimento liscio e freddo e dal lieve fruscio della tenda che vibrava sotto l'effetto della brezza notturna. Uscì in terrazzo a prendere un po' d'aria: pensò che fosse il modo migliore per pettinarsi i pensieri, per fare ordine dentro di sè.

"Appena mi libero mi fiondo lì. Promesso".

Già, appena mi libero.
Ma chissà quando.

Si appoggiò al davanzale ad osservare la strada che pigra iniziava a movimentarsi. Faceva fresco, percepiva una gradevole sensazione di solletico sulla pelle. Allargò le braccia ed aprì le spalle: inghiottì tutto l'odore della notte che poteva, per poi espirarlo denso come il fumo di sigaretta.

Gli venne in mente una strofa di uno dei suoi brani preferiti.

Voglio la notte solo per colorare il giorno,
il mattino solo per scacciare i miei incubi.


Si curvò nuovamente sul parapetto.
Sorrise e pensò che, in quel momento, non c'era null'altro che desiderasse di più al mondo.